venerdì 25 dicembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU “LAUDATO SI'” _8

QUALCHE PENSIERO SU “LAUDATO SI'” _8

Potrebbe ricordare quei post su Facebook nei quali si ironizza sulla dipendenza dal “social” utilizzando lo stesso “social” (con un senso di incoerenza circolare) il paragrafo 47 del capitolo IV dell'Enciclica “ DETERIORAMENTO DELLA QUALITà DELLA VITA UMANA E DEGRADAZIONE SOCIALE”

A me sembra interessante che il paragrafo sul deterioramento culturale e di relazione della qualità della vita umana sia seguente a due paragrafi dedicati al deterioramento fisico della qualità della vita umana “sono segni, tra gli altri, che mostrano come la crescita degli ultimi due secoli non ha significato in tutti i suoi aspetti un vero PROGRESSO INTEGRALE e un miglioramento della qualità della vita”.

Ecco, a ma piace, piace veramente tanto, questo continuo rimando di J.M.Bergoglio al progresso mancato perchè non coinvolge tutti, a non accettare che si consideri naturale che ci siano uomini e donne esclusi dai miglioramenti, a pensare che sia destino che esista “la cultura dello scarto delle persone”. Non credo che l'enfasi sulle statistiche che ci dicono che i poverissimi siano solo un miliardo o che centinaia di persone siano entrate nella classe media sia ben vista da J.M.Bergoglio .

Tornando al paragrafo che vorrei trascrivere, il 47, esso si riferisce in particolare alle problematiche poste dai media e dal mondo digitale, nel quale, interpreto, una diversa forma di censura appare essere il profluvio di notizie e informazioni che possono diventare “rumore dispersivo” e avere lo stesso esito, nello “sviluppo culturale dell'umanità” della censura.

Certo, nell'Italia della Lega e del Sindaco di Venezia che applicano ancora la censura vecchio stile, forse abbiamo la sensazione di combattere su due fronti. Dall'altra parte non possiamo dimenticare che sta scrivendo il successore degli estensori dell'Indice dei libri proibiti. Però questo rafforza la sensazione che con questo Papa grandi passi avanti vengono compiuti da quella Istituzione millenaria.

Ecco il testo del paragrafo 47

“ A questo si aggiungono le dinamiche di media e del mondo digitale, che, quando diventano onnipresenti, non favoriscono lo sviluppo di una capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità. I grandi sapienti del passato, in questo contesto, correrebbero il rischio di vedere soffocata la loro sapienza in mezzo al rumore dispersivo dell'informazione. Questo ci richiede uno sforzo affinché tali mezzi si traducono in un nuovo sviluppo culturale dell'umanità e non in un deterioramento della sua ricchezza più profonda. La vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell'incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale. Nello stesso tempo, le relazioni reali con gli altri, con tutte le sfide che implicano, tendono ad essere sostituite da un tipo di comunicazione mediata da internet. Ciò permette di selezionare o eliminare le relazioni secondo il nostro arbitrio, e così si genera spesso un nuovo tipo di emozioni artificiali, che hanno a che vedere più con dispositivi e schermi che con le persone e la natura. I mezzi attuali permettono che comunichiamo tra noi e che condividiamo conoscenze e affetti. Tuttavia, a volte anche ci impediscono di prendere contatto diretto con l'angoscia , con il tremore, con la gioia dell'altro e con la complessità della sua esperienza personale. Per questo non dovrebbe stupire il fatto che, insieme all'opprimente offerta di questi prodotti, vada crescendo una profonda e malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali, o un dannoso isolamento”

mercoledì 23 dicembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU “LAUDATO SI'” _7

QUALCHE PENSIERO SU “LAUDATO SI'” _7

Nei paragrafi dedicati al problema della perdita della Biodiversità, J.M.Bergoglio individua, mi sembra, nella miopia egoistica di coloro che sono in grado, per ricchezza e per potere, di prendere decisioni che hanno conseguenze sugli altri, secondo una linea relazionale contemporanea e secondo anche una linea temporale rivolta verso il futuro, le cause prime del degrado ambientale, della perdita della biodiversità, del sacrificio di numerose specie animali e vegetali e della volontà di sostituire la natura con l'artificiosità.

I paragrafi sono tra il 32 e il 42. entrano nel dettaglio della vicenda, e sono come sempre espliciti nell'individuazione delle responsabilità.

Per esempio queste righe del paragrafo 34

“Ma osservando il mondo notiamo che questo livello di intervento umano, SPESSO AL SERVIZIO DELLA FINANZA E DEL CONSUMISMO, in realtà fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia, mentre contemporaneamente lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo continua ad avanzare senza limiti. In questo modo, sembra che ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un'altra creata da noi”

E' interessante questo passaggio che accomuna Tecnologia e Offerte di consumo. Per quanto ho capito la critica (nel senso più vero) della tecnologia pervade tutta l'Enciclica. E' una questione da approfondire perchè suscita qualche perplessità. Forse potremmo pensare che la storia della vita, delle diverse forme di vita sulla terra, è sempre stata una lotta che tendeva al punto di equilibrio mai mantenuto anche le poche volte che è stato raggiunto. Forse, per paradosso, in questa epoca ove la minaccia della conservazione della vita sulla terra ha raggiunto un apice che sta impaurendo, è anche l'epoca in cui maggiormente si sta sviluppando la consapevolezza che “le diverse specie – come dice nel paragrafo 33 – hanno un valore in sé stesse”, tanto è che nessun Papa prima aveva sentito la necessità di affrontare questo argomento.

Addirittura, leggendo alcuni commenti dopo il COP 21 di Parigi, sembra che anche la “finanza”, questa economia che spesso appare predatrice e parassitaria, proprio per puro calcolo economico, cominci a comprendere l'importanza di una svolta vera nel rapporto tra l'uomo e la Madre Terra e una attenzione sui livelli di sfruttamento attuati.. Non è certo quest'ultimo un approccio che possiamo accettare, perchè comunque corriamo il rischio (paragrafo 36) di “essere testimoni muti di gravissime inequità quando si pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell'umanità, presente e futura, gli altissimi costi del degrado ambientale”

domenica 13 dicembre 2015

TUTTI I LETTORI FELICI SI ASSOMIGLIANO TRA LORO, OGNI NON LETTORE INFELICE E' INFELICE A SUO MODO

TUTTI I LETTORI FELICI SI ASSOMIGLIANO TRA LORO, OGNI NON LETTORE INFELICE E' INFELICE A SUO MODO

Parafrasando Tolstoj così si potrebbe commentare la ricerca voluta dal gruppo editoriale Mauri Spagnol e affidata a CESMER che, dal Corriere del 21 Ottobre, ci certifica che "anche la scienza conferma: chi legge libri è più felice" ... di chi non legge.
A me leggere piace. Dovrei essere "felice" di questi risultati. E soprattutto dovrei sentirmi "felice" di essere "più felice" di altri?
Mah!
Conosco decine di persone che probabilmente leggono meno libri e che mi appaiono, rispetto a me, più ottimisti, più solari, più curiosi, più sperimentatori, più vivaci (non uso la parola felice: ma cosa è la felicità e soprattutto si può indicizzare? Posso dire che questa ricerca mi appare poco sensata?)
Infine: leggere quando si vuole, quello che si vuole, quanto si vuole, con la costanza che si vuole deve essere un moto di libertà.
Se devo collocarmi in una classifica (che, volente o nolente, appare anche un po' qualitativa) mi fa, per spirito libertario e libertino di contraddizione, passare un po' la voglia di leggere (no, è impreciso mi fa venire voglia di leggere di meno - o di farlo di nascosto??? :-) )
Io consiglio: amici e figli, leggete. Ma siate voi a volerlo fare.

domenica 6 dicembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU "LAUDATO SI'" _6

J.M.Bergoglio dedica alla "QUESTIONE DELL'ACQUA" i paragrafi che vanno dal 27 al 31. Soprattutto il paragrafo 30 è di una chiarezza esemplare. La drammaticità della denuncia che leva contro la volontà di privatizzare l'acqua è evidenziata anche iconograficamente dall'utilizzo del corsivo per rafforzare i concetti espressi.
Non esita J.M.Bergoglio a denunciare che la volontà di privatizzare l'acqua,  con il pensiero che si voglia farne una "commodity", il cui prezzo è determinato dal mercato.
Mi sembra più utile, per la chiarezza espositiva, trascrivere il paragrafo 30 e un paio di righe del paragrafo 31.

Il paragrafo 30 così recita
"Mentre la qualità dell'acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l'accesso all'acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perchè determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l'esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all'acqua potabile, perchè ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro una inalienabile dignità. Questo debito si salda con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Ciò evidenzia che il problema dell'acqua è in parte una questione educativa e culturale, perchè non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità."

Conclude infine il paragrafo 31 con un concetto che è già patrimonio comune delle persone più attente, e che trae forza dalla condivisione con la sua alta figura:
"Gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone, e d'altra parte è prevedibile che il controllo dell'acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo"
Insomma in due righe batte un colpo sulla volontà delle potenze ricche di nascondere la testa sotto la sabbia sul fenomeno delle migrazioni economiche (individuando con precisione una delle origine delle cause del fenomeno stesso), individua un possibile scenario di conflitto e molto semplicemente indica anche i colpevoli (grandi imprese mondiali). Non sono concetti nuovi, forse la novità sta in chi dice queste cose. Ed è importante. Forse anche per questo cominciano a crescere i nemici di questo Papa.

domenica 29 novembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU “LAUDATO SI'” _5

QUALCHE PENSIERO SU “LAUDATO SI'” _5

J.M.BERGOGLIO: UN LINGUAGGIO E UN PENSIERO POLITICAMENTE SCORRETTO
I paragrafi dal 23 al 26 sono compresi nel capitoletto “ Il clima come bene comune”. E' una casualità che mi capita di postare oggi qualche riga che mi ha particolarmente colpito. Piuttosto mi viene da porre l'accento su come J.M.Bergoglio sia poco “politicamente corretto”. Ma cosa vuol dire essere “politicamente corretto”? Secondo la vulgata comune non usare termini che possono essere ritenuti offfensivi verso una particolare categoria di persone, vuoi per razza, religione o condizione fisica o psichica. Fino alla facile ironia di chi, volendo dimostrare la propria spregiudicatezza (con la missione, dice, di voler rompere la cappa del linguaggio e del sentire “corretto”) ammantata di pelosa falsa libertà di pensiero, disserta di “diversamente alti” o “operatori ecologici”. In realtà abbiamo assistito in questi anni a un ribaltamento, silenzioso ma costante, pervicace e di successo, del concetto di “politicamente corretto”, fino a che è diventa tale, normale e “figo”, e quindi ufficialmente “politicamente corretto” l'utilizzo di un linguaggio ( e il pensare da quello rappresentato) volgare, razzista, esclusivista e feroce e chi cerca di mantenere una razionalità linguistica, un atteggiamento (ancor prima che un linguaggio) non escludente, non violento e comprensivo della complessità della vicenda umana è diventato “politicamente scorretto”.

Tale mi sembra sia J.M.Bergoglio in questa sua enciclica (al di la degli ipocriti attestati di stima e delle false lodi).


In questi paragrafi sul clima scrive:
25. I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l'umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. (fin qui non è molto diverso, salvo forse scriverlo senza l'ipocrita malafede di molti potenti. Il “politicamente scorretto” a mio avviso lo si trova qualche riga dopo) (…) E' tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, I QUALI NON SONO RICONOSCIUTI COME RIFUGIATI NELLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c'è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui di fonda ogni società civile.

26. Molti di coloro che detengono più risorse o potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi ...

lunedì 23 novembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU "LAUDATO SI'" _4

QUALCHE PENSIERO SU LAUDATO SI'

LAUDATO SI'

capitolo 1. QUELLO CHE STA ACCADENDO ALLA NOSTRA CASA
INQUINAMENTO E CAMBIAMENTI CLIMATIVI
inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto


Trovo interessante, nei paragrafi 20. 21. e 22. due concetti forti chiaramente espressi: la critica della tecnologia legata alla finanza (quindi, deduco, al servizio di un potere e non libera) che per risolvere un problema ne produce altri; e la correlazione, nella “cultura dello scarto” tra lo scarto degli esseri umani e lo scarto delle cose. E' interessante questa denuncia nell'epoca post EXPO durante la quale, correttamente, abbiamo speso molte energie per contrastare lo spreco alimentare, la cattiva abitudine di scartare cibo in condizione di penuria globale. Benissimo tutto ciò, ma, proviamo anche a non "scartare le persone" (mi rendo conto che in filigrana si potrebbero inserire ragionamenti che potrebbero portarci a divaricazioni notevoli relativamente a cosa si considera scarto parlando di esseri umani - e quindi cosa si intende o si vuole indurre ad intendere per scarto in tematiche relative alla bioetica e alle scelte individuali, fino a che punto essere sono libere e fino a che punto possono essere liberamente prese e quanto la libertà dell'uno incide sulla non libertà dell'altro)

Alcuni stralci:
20.“ (…) La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l'unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose,e per questo a volte risolve un problema creandone altri.”

21.“(...) La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia”.

22.“Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose, che si trasformano velocemente in spazzatura. (…) Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare (…) Al contrario, il sistema industriale, alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie (…)

Mi piace che anche quando il discorso sembra tecnico, l'afflato verso la condizione umana e il collegamento alla denuncia delle diseguaglianze e dello sfruttamento non cade mai in secondo piano, bensì la lettura delle vicende è sempre globale.

domenica 22 novembre 2015

LA PAZIENZA E' LA VIRTU' DEI FORTI?

LA PAZIENZA E' LA VIRTU' DEI FORTI?

Non so, forse sarà solo suggestione. Però la riflessione sugli ultimi avvenimenti ( più drammatici perchè più vicini e più enfatizzati ma non più gravi di molte altre vicende simili che ci accompagnano in questi anni) aiutata dalla lettura di numerosi articoli, approfondimenti, saggi, commenti che riempiono i diversissimi, ormai, mezzi di comunicazione (fatta salva la televisione evitata per abitudine) mi fa credere, potrei sbagliarmi, che la virtù più importante ora sia la pazienza.
La pazienza delle forze dell'ordine che devono elaborare e incrociare una quantità infinita di dati per proteggerci ed evitare di catturare o eliminare i criminali dopo che hanno compiuto le stragi – come è purtroppo accaduto.
La pazienza dei governanti che devono capire che se con le risposte di forza immediate possono dare sfogo alle necessità emotive loro e delle popolazioni colpite (spesso infliggendo ad altre popolazioni innocenti altrettanti lutti) e forse al massimo tamponare il manifestarsi del problema, solo con l'assurgere a ruolo di statisti, quindi curare il benessere della popolazione e l'evolvere, nella differenza, della coesione sociale (scontentando forse i grandi capitali e non essendo compresi dalle agenzie di rating e dalla borsa) possono togliere l'humus nel quale un seme malvagio può nutrirsi.
La pazienza dei cittadini che devono accettare limitazioni alla propria libertà – l'unica parola veramente sacra per chi è cresciuto in Europa (conquista faticosa ma considerata acquisita per sempre)- in cambio di una ipotetica sicurezza
La pazienza di chi, per religione, si sente ora subissato da una infinità di richieste. Sono richieste giuste, ed è altrettanto giusto che gli vengano fatte perchè non è possibile chiamarsi fuori. Meglio anzi farsi carico del problema, sapere che si ha un cancro da estirpare può più facilmente condurre alla guarigione piuttosto che respingere l'idea che quel cancro sta aggredendo il proprio corpo. Però è vero che nella condizione di essere spesso vituperati a priori, di sentirsi a volte indesiderati o confusi, per ignoranza o malafede o propria poca chiarezza, pur essendo cellule sane, con le cellule malate, può creare spaesamento e maggiore chiusura. Quindi con pazienza occorre rispondere alle domande che vengono poste, spesso da chi è spaventato e quindi aggressivo, sapendo di doverlo fare, traendo spunto dalla necessità di dare risposte sincera per una positiva crescita, conservando l'orgoglio per chi si è e difendendo la propria dignità.
La pazienza ancora di noi cittadini che non vedremo tanto presto una soluzione a portata di mano e dovremo subire ancora questi colpi senza perdere la fiducia, senza transigere sui nostri valori, senza modificare le fondamenta dei nostri sistemi politici, senza cedere sui nostri diritti, senza venire meno ai nostri doveri, senza perdere le nostre abitudini (anche quelle meno positive? Sì, le dobbiamo cambiare per scelta non per imposizione).

Non so, forse ho una visione un po' naif della situazione geopolitica, ma mi viene da pensare che il detto “la pazienza è la virtù dei forti” sia abbastanza aderente alla realtà che viviamo.  

mercoledì 18 novembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU "LAUDATO SI' " _3

Trovo molto interessante e indicato iniziare l'Enciclica con la riflessione su QUELLO CHE STA ACCADENDO ALLA NOSTRA CASA COMUNE. Infatti così si intitola il primo capitolo e il primo paragrafo (17) esplicitamente dice che le riflessioni filosofiche o teologiche possono risultare "vuote" se non ci contestualizzano su "quello che sta accadendo alla NOSTRA casa comune". Poche righe prima cita "il mondo di cui facciamo parte" per cui quel NOSTRA ha un chiaro significato ecumenico.
Credo che la scelta, a mio avviso indovinatissima, del tavolo nel padiglione EXPO della Santa Sede non sia indifferente (oltre al discorso cibo e nutrizione) a questo approccio indicato da J.M.Bergoglio.

Prima di iniziare la trattazione vera e propria, Francesco pone una questione che mi sembra di aver capito, lo preoccupa molto e che credo di ricordare ritornerà spesso nella Lettera: il contrasto e il confronto (non sempre con esito positivo) tra la VELOCITà DEL CAMBIAMENTO e la LENTEZZA DELL'EVOLUZIONE.

Su questo argomento mi sembra che la posizione di J.M.Bergoglio non sia di equidistanza, quanto piuttosto di critica verso la velocità del cambiamento:

18 "... la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell'evoluzione biologica (...) obiettivi ... non necessariamente orientati al bene comune... il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell'umanità."

Mi sembra che la critica verso la velocità del cambiamento non sia aprioristica contro la velocità (verso cui nutre forse più preoccupazione) o il cambiamento (verso il quale auspica maggiore prudenza), bensì verso gli obiettivi (immagino di chi governa o dirige questo cambiamento- perchè successivamente vedremo che non crede ne nelle magnifiche sorti e progressive ne nella mano invisibile del mercato), bensì contro alcuni obiettivi che deteriorano la vita di gran parte dell'umanità.

Propone quindi un percorso attraverso le questioni sul tappeto (e non nascondibili sotto)

19 "l'obiettivo" scrive " non è di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in SOFFERENZA PERSONALE quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che CIASCUNO PUò PORTARE"

domenica 15 novembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU "LAUDATO SI' " _2

Prima di iniziare la trattazione vera e propria, J.M.Bergoglio scrive 4 paragrafi che intitola "il mio appello".
Ora, la Treccani dice che "appello" è:  Chiamata, invocazione a qualcuno spec. per ottenerne aiuto. Non so se è di uso comune tra i Papi questo linguaggio (non sono di mia abituale frequentazione), qualunque sia la risposta, mi sembra di un tratto abituale nello stile di questo Papa, non una esortazione da un trono, non l'invito a percorrere un sentiero già conosciuto per illuminazione o per sapienza, bensì una proporsi per un percorso comune con altri per il beneficio di tutti.

Ecco alcuni stralci dai paragrafi 13 e 14 che mi sembrano coerenti con il titolo del capitoletto.
13. La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poichè sappiamo che le cose possono cambiare (... ) L'umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. (...)  I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com'è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.
14. (...) Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all'indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di una nuovo solidarietà universale. (...)

Quando ho letto queste righe ho annotato a margine: <dire oggi che abbiamo bisogno di una nuova solidarietà universale è quanto di più controcorrente e visionario si possa dire>, ugualmente dire che L'Umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la casa comune. Oggi 15 novembre non posso che sottolineare sia il mio appunto sia la visione dei J.M.Bergoglio

CLAUDIO MAGRIS. INCONSCIO PREGIUDIZIO RAZZIALE

Per me ancora una volta leggere Claudio Magris vuol dire trovare un aiuto a riordinare pensieri presenti ma magari poco lucidi e a trovare espressi concetti con laica e lucida sintesi.
Dal Corriere di oggi. Consiglio di leggere l'articolo anche se il titolista ha messo del suo per rovinarlo.
Magris:
"A questa inaudita violenza si collegano, indirettamente, il nostro rapporto con il mondo islamico in generale e la convivenza con gli islamici che risiedono in Occidente. A chiusure xenofobe e a barbari rifiuti razzisti si affiancano timorose cautele e quali complessi di colpa o ansie di dimostrarsi politicamente ipercorretti, che rivelano un inconscio pregiudizio razziale altrettanto inaccettabile. E' doveroso distinguere il fanatismo omicida dell'Isis dalla cultura islamica, che ha dato capolavori di umanità, di arte, di filosofia, di scienza, di poesia, di mistica che continueremo a leggere con amore e profitto. Ma abbiamo continuato ad ascoltare Beethoven e Wagner e a rileggere Goethe e Kant anche quando la melma sanguinosa nazista stava sommergendo il mondo, però è stato necessario distruggere quella melma. Le pudibonde cautele rivelano un represso disprezzo razzista ossia la negazione della pari dignità e responsabilità delle culture camuffata da buonismo.

giovedì 12 novembre 2015

QUALCHE PENSIERO SU "LAUDATO SI'" _1

LETTERA ENCICLICA “LAUDATO SI'” sulla cura della casa comune. Di J.M.Bergoglio con il nome di Francesco.

Cosa mi è piaciuto di questa Lettera Enciclica: la consapevolezza che i problemi che affliggono l'umanità sono connessi, collegati e interdipendenti. Non quindi una visione astratta dell'ecologia, bensì una analitica descrizione delle cause del disagio della Terra e di molti suoi abitanti e una chiamata in correo dei ben identificati responsabili. Parimenti la visione che porre rimedio comporta una serie di interventi altrettanto connessi, di carattere generale, mondiale, politico e geopolitico, senza rinunciare alla chiamata alla responsabilità personale.

Cosa non condivido: la lettura della Terra come dono di Dio all'uomo e quindi la responsabilità dell'uomo verso Dio nella conservazione della Terra. A mio avviso non esiste questo stato di necessità, siamo frutto del caso e se, come uomini, domani mattina sparissimo improvvisamente tutti e sette miliardi, la Terra continuerebbe la sua storia indifferentemente, senza sofferenza per alcuno, salvo forse, temporaneamente, qualche animale addomesticato.


Qualche stralcio.
Nei paragrafi iniziali si sofferma sul san Francesco d'Assisi, dal quale ha preso il nome.

10. (…) inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l'impegno nella società e la pace interiore [appare una scansione programmatica di cosa tratterà nella pagine seguenti, e quali sono i suoi punti cardinali]

11. La sua testimonianza (di s.Francesco) ci mostra che l'ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l'essenza dell'umano (…) se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati [il ragionamento sulla visione a corto raggio, sugli interessi immediati, sulla mancanza di lungimiranza tornerà spesso nell'Enciclica] 

12. (…) per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell'orto non coltivata, perchè vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza [evidentemente a me non viene da elevare il pensiero a Dio, ma il paragrafo mi piaceva perchè mette in discussione la mia ansia di ordine e “manomissione” che ho anche verso la natura]

lunedì 9 novembre 2015

GLI UOMINI HANNO DA PERDERE LE LORO DONNE

GLI UOMINI HANNO DA PERDERE LE LORO DONNE
Nella appendice dell'importante libro "INFIBULAZIONE- il corpo violato" di Carla Pasquinelli viene riportata la lunga rassegna stampa che ha accompagnato, dieci anni fa, le polemiche sulla proposta di introdurre una forma simbolica di infibulazione (per preservare fisicamente le giovani) lanciata dal prof Omar Abdulcadir. 
La vicenda, che ho conosciuto solo attraverso la lettura del libro e della quale non conosco gli esiti, è spunto, nella riflessione e nella indagine di Pasquinelli, per diversi e attuali ragionamenti.
Qui ora voglio solo riprendere un passaggio di Sofri, scritto su Panorama del 3 febbraio 2004.

Non so se Sofri sia ancora di questa idea, io trovo ciò che dice vero e attuale e lo riporto , a distanza di dieci anni, anche come motivo di interrogarsi. 

"...io penso, più o meno, che uno scontro di civiltà sia effettivamente in corso sulla Terra, e che la sua posta più preziosa e ambita sia il potere sul corpo delle donne. Capisco che, a dirla così, sia un po' forte. Quanto a me, non ne vedo che conferme. Non esistono al mondo, neanche nel più povero dei mondi, uomini che non abbiano da perdere se non le loro catene. Gli uomini hanno da perdere le loro donne".

lunedì 26 ottobre 2015

UNA SCUOLA DI COMPETENZE BEN OLTRE IL PC

UNA SCUOLA DI COMPETENZE BEN OLTRE IL PC
Su Nova del 20 settembre le pagine interne dedicate al rapporto tra educazione e utilizzo del PC nella scuola.
Credo che l'approfondimento prenda spunto da un rapporto Osce che mette in rapporto l'utilizzo della tecnologia con il rendimento scolastico.
Uno degli articoli che compongono la pagina è quello scritto da Pierangelo Soldavini dal titolo: "Una scuola di competenze ben oltre il PC".
Questo è il link per leggere tutto l'articolo

http://nova.ilsole24ore.com/frontiere/sui-banchi-dalla-conoscenza-alle-competenze/

Posto di seguito alcuni estratti che probabilmente non rendono giustizia al ragionamento complessivo ma che spero, oltre ad invogliare a leggere l'articolo completo, non risultino completamente astrusi e sconnessi logicamente.

(...) Il giudizio dell’Ocse è chiaro: le esperienze finora non indicano che l’introduzione della tecnologia in classe porti a un miglioramento delle performance scolastiche dei ragazzi. Al contrario, le verifiche sul campo dimostrano che oltre una certa soglia di utilizzo del computer il rendimento inizia a calare. È il de profundis per il sogno che il digitale possa trasformare la scuola? Nient’affatto! Evidentemente non è stato ancora costruito un modello pedagogico che sappia sfruttare il potenziale della tecnologia. «I sistemi educativi devono ancora individuare modalità efficaci per integrare la tecnologia nell’insegnamento e nell’apprendimento in modo da fornire ai ragazzi quelle competenze necessarie per affrontare il mondo del XXI secolo», afferma Andreas Schleicher, direttore education and skills dell’Ocse.

(...). Ma il rapporto Ocse va oltre: non basta la competenza, bisogna imparare a delineare soluzioni digitali, sulla base della capacità di ragionamento e di problem solving. La tecnologia funziona quindi da supporto a didattiche innovative che pongono al centro gli studenti come protagonisti. Ne è convinto Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Iit di Genova: «Sarà vincente chi sa connettere le proprie conoscenze applicandole ai problemi concreti: il sistema scolastico deve passare da un approccio enciclopedico, com’è ancora in buona parte oggi, a programmi focalizzati sul problem solving». 

È il passaggio dalla conoscenza alla competenza, da un sapere approfondito, ma prevalentemente mnemonico e diviso tra singole discipline a un apprendimento costruito in maniera personalizzata lungo assi multidisciplinari, focalizzati sull’imparare a imparare, anche dagli errori, ad affrontare i problemi mettendo in connessione i propri saperi, a lavorare in maniera collaborativa.

 (...) Senza dimenticare un «forte sostegno per i docenti», perché, come riconosce anche l’Ocse, sono loro gli attori chiave del cambiamento, in grado di «avere la visione, e le capacità, per mettere in connessione studenti, computer e processo di apprendimento». «È indispensabile che i docenti diventino agenti attivi del cambiamento, nel progettare un approccio innovativo di carattere olistico, non solo digitale», afferma Marc Durando, direttore esecutivo di European Schoolnet, (...)


domenica 25 ottobre 2015

INGENUITA' ILLUMINISTICHE

Paolo Franchi sul Corriere del 22 ottobre scrive " Ma soprattutto nessuno, ricco o povero, progressista o conservatore, pensa che pagare le tasse sia bellissimo, come con l'ingenuità dell'illuminista sosteneva Tommaso Padoa Schioppa. La stragrande maggioranza dei cittadini di ogni ceto sociale è convinta, a torto o a ragione, che sarebbe bene, se non proprio non pagarne affatto, pagarne molto meno. E se la stragrande maggioranza dei cittadini la vede così, non c'è che darle, in tutto o almeno nella misura del possibile, ragione". (a proposito: Franchi scriveva degli opposti populismi che immagina si affronteranno nelle prossime elezioni). Io sarà un ingenuo illuminista, ma mi sento di stare con Padoa Schioppa. Immagino che le tasse, la burocrazia e le leggi siano materia costitutiva di uno stato di diritto, e penso che pagare le giuste tasse (che mi offrono il giusto welfare), utilizzare per ottenere quanto mi spetta e dare quando devo allo Stato la burocrazia e non le "amicizie" o "i favori", e rispettare le eque leggi (e da esse, rispettate e fatte rispettare con la necessaria severità) mi rende cittadino a pieno titolo e mi tutela dai pericoli e dalle minacce che da solo non saprei respingere.