giovedì 31 agosto 2017

SUL BANCO DEGLI IMPUTATI.

Yuval Noah HARARI "DA ANIMALI A DEI"

SUL BANCO DEGLI IMPUTATI. 

Il viaggio dei primi umani in Australia rappresenta uno degli eventi più importanti della storia, importante almeno quanto quello di Colombo in America o della spedizione Apollo 11 sulla Luna. Fu la prima volta in assoluto in cui gli umani riuscirono a lasciare l'ecosistema afroasiatico - e anche la prima volta che un qualsiasi grande mammifero terrestre riuscì a passare dal blocco afroasiatico all'Australia. Ma ancora di maggior importanza fu ciò che i pionieri umani fecero in questo nuovo mondo.
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nel giro di poche migliaia di anni, praticamente scomparvero tutti questi giganti (animali). Delle ventiquattro specie australiane di animali oltre i cinquanta chili di peso, ventitré si estinsero. Scomparvero anche numerose specie di taglia minore.
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...estinzioni di massa simili a quella australiana ricorsero diverse volte nei millenni successivi, ogni volta che si verificavano nuovi insediamenti in terre in precedenza mai abitate da umani. In questi casi la colpa dei Sapiens è fuori discussione
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Se l'estinzione australiana fosse un evento isolato, potremmo forse accordare agli umani il beneficio del dubbio. Mala testimonianza storica fa comparire l'Homo Sapiens come un serial killer ecologico.
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L'estinzione della megafauna australiana costituì probabilmente il primo marchio significativo lasciato dall'Homo Sapiens sul nostro pianeta. Fu seguito da un disastro ecologico ancora più grande, questa volta in America.
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La colonizzazione dell'America da parte dei Sapiens fu tutt'altro che incruenta e si lasciò dietro una lunga scia di vittime. La fauna americana di quattordicimila anni fa era assai più ricca di quanto non lo sia oggi.
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le Americhe furono un grande laboratorio di sperimentazione evoluzionistica, un posto dove animali e piante sconosciuti in Africa e Asia si erano sviluppati e avevano prosperato magnificamente.
Ma poi finì. Nel giro di duemila anni dall'arrivo dei Sapiens, moltissime di queste specie uniche si estinsero. Secondo le stime correnti, in quell'intervallo di tempo relativamente breve, il Nord America perse trentaquattro dei suoi quarantasette generi di grandi mammiferi. Il Sud America ne perse cinquanta dei suoi sessanta.
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Se mettiamo insieme le estinzioni di massa avvenute in Australia e in America, aggiungiamo le estinzioni in scala minore (come quelle di altre specie umane) che ebbero luogo con la propagazione dell'Homo Sapiens sulle terre afroasiatiche e quelle che intervennero quando gli antichi cacciatori-raccoglitori si insediarono in isole remote quali Cuba, la conclusione inevitabile è che la prima ondata della colonizzazione dei Sapiens fu uno dei più grandi e più rapidi disastri ecologici che siano capitati al regno animale
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In proporzioni molto più piccole, questa tragedia ecologica fu rimessa in scena innumerevoli volte dopo l'avvento della Rivoluzione agricola.
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Non credete agli ecologisti che abbracciano gli alberi, secondo i quali i nostri antenati vivevano in armonia con la natura. Molto tempo prima della Rivoluzione industriale, l'Homo sapiens conquistò il record, fra tutti gli organismi, di chi portò all'estinzione la maggior parte delle specie vegetali e animali. Noi possediamo la poco simpatica distinzione di essere la specie più ferale che esista negli annali della biologia.
Forse, se più persone si fossero rese conto di cosa era accaduto nella prima ondata d'estinzione e poi nella seconda, ora sarebbero meno disinvolte circa la terza ondata cui partecipano. Se noi ci rendessimo conto di quante specie abbiamo già sradicato, potremmo essere più motivati a proteggere quelle che ancora sopravvivono. Questo vale in particolar modo per in grandi animali degli oceani.

Gli stralci che propongo tradiscono un po' il discorrere sapido, arguto, ironico e irriverente di Harari. Non posso far altro che invitare alla lettura del libro. Spero che i numerosi tagli, doverosi per non copiare un buon numero di pagine, non sminuiscano troppo l'acuto, interessante e intrigante argomentare.

mercoledì 30 agosto 2017

COLONIALISMO E PENETRAZIONE DELL'ISLAM IN AFRICA

da LIMES  12/2015. AFRICA IL NOSTRO FUTURO
Saggio di Gerardo Fortuna
"Se con il califfato di Sokoto si è avuta per l'Islam quella penetrazione territoriale che resiste ancora oggi, è stato il colonialismo a giocare un ruolo fondamentale per l'affermazione del culto islamico nella regione. Secondo Mervyn Hiskett, in meno di un secolo d'occupazione coloniale l'Islam si sarebbe diffuso in Africa occidentale più di quanto avesse fatto nei nove secoli precedenti. Nel califfato di Sokoto i musulmani erano stimati in circa il 50% della popolazione all'inizio del colonialismo; nel 1952, secondo il censimento ufficiale erano arrivato al 73%.
Tra i motivi dell'esplosione di conversioni può essere annoverato un certo favore con cui l'autorità coloniale vedeva le tradizioni dei musulmani. In particolare, gli inglesi preferirono adottare la legge islamica perché di più facile comprensione e applicazione per gli ufficiali coloniali, che quindi iniziarono a relazionarsi in modo quasi esclusivo coni quadri musulmani, cooptando inoltre le milizie islamiche nelle truppe coloniali regolari. Ma ebbero un ruolo importante anche l'introduzione di moderni strumenti di comunicazione che aiutarono la diffusione del Corano, e non da ultimo, un certo pregiudizio dei locali verso il Cristianesimo, visto come la religione dell'occupante bianco."

lunedì 28 agosto 2017

LA DIFFICOLTA' STA NEL CONVINCERE TUTTI GLI ALTRI A CREDERCI.

Yuval Noah Harari " Breve Storia dell'Umanità"
LA DIFFICOLTA' STA NEL CONVINCERE TUTTI GLI ALTRI A CREDERCI

Raccontare finzioni che funzionino non è facile. La difficoltà non sta nel raccontare la storia, ma nel convincere tutti gli altri a crederci. Gran parte della storia gira intorno a questa domanda: come si fa a convincere milioni di persone a credere a storie tanto particolari circa gli dèi, le nazioni o le società a responsabilità limitata? Però quando succede, ciò conferisce ai Sapiens (Homo Sapiens) un immenso potere, poiché fa sì che milioni di estranei cooperino e agiscano in direzione di obiettivi comuni. Si provi solo a immaginare quanto sarebbe stato difficile creare stati, Chiese o sistemi giuridici, se noi potessimo parlare soltanto delle cose che esistono veramente, come fiumi, alberi e leoni.