domenica 22 gennaio 2017

IL PEGGIO CHE PIACE NELLA COMUNICAZIONE

Sul tragitto verso il lavoro, quando uso la macchina, ascolto Radio 24. Arrivo nei pressi del posto di lavoro giusto in tempo per sentire le prime battute della trasmissione di Alessandro Milan che inizia tra le 6.35 e le 6.30. E’ solito iniziare, Milan, con qualche file audio. Quello di oggi è stato tratto da una trasmissione televisiva che non conosco dove un analista, Forchielli, esprimeva una valutazione critica sulle intenzioni protezionistiche della politica economica USA dei  prossimi 4 anni, e un’altra persona, uno Sgarbi, non aveva altri argomenti migliori che insultare Forchielli per esprimere la propria frustrazione per le critiche del primo al suo beniamino presidente USA. Con un linguaggio anche inappropriato al pari della povertà di argomenti.  Sembra che Forchielli, da qualche battuta del conduttore, giustamente se la ridesse della povertà intellettuale del suo interlocutore. Ma quello  che ha attratto la mia intenzione è che a livello di comunicazione, siamo rimasti alle parolacce che stuzzicano i nostri istinti e ci provocano piacere come i bambini delle elementari che rompono i loro tabù dicendole. Milan tra tutte le cose accadute, non ha trovato di meglio che iniziare la trasmissione con gli infantili insulti di Sgarbi. Il quale, immagino, capisce che attira attenzione solo comportandosi in modo sì squallido.  Siamo a quel livello intellettuale. E stiamo parlando di Radio24, la radio del Sole24ore. Siamo ben messi male. Invece di ignorare i maleducati preferiamo ignorare chi cerca di ragionare.

mercoledì 18 gennaio 2017

CRESCITA INCLUSIVA. ITALIA IN FONDO ALLA CLASSIFICA ( 27°SU 30°)

dal Corriere della Sera del l6 gennaio 2017
CRESCITA INCLUSIVA, ROMA TRA LE ULTIME IN CLASSIFICA. IL PRIMATO VA A NORVEGIA, LUSSEMBURGO E SVIZZERA.

Nella classifica dei Paesi sviluppati che valuta se la crescita sia più o meno inclusiva, l'Italia si trova al 27esimo posto su 30. Il giudizio arriva dall'ultimo "The inclusive growth and development report 2017" del World economic forum. Dietro di noi ci sono Portogallo e Grecia. Anche Germania e Stati Uniti, le cui economie stanno galoppando, non hanno ottenuto posizionamenti lusinghieri: Berlino è 13esima e Washington 23esima [nota: vorrei ricordarmi di ricontrollare tra quattro anni]. al primo posto della lista dei Paesi più virtuosi in termini di "crescita inclusiva" - e non è una novità -  ci sono la Norvegia, il Lussemburgo, la Svizzera e l'Islanda [nota seguono Danimarca, Svezia, Olanda, Australia, Nuova Zelanda, Austria]. a far perdere punti all'Italia, Paese membro del G7 che vanta i primi posti in termini di industrializzazione, non è la crescita di per sé, e neanche il PIL pro capite, ma la valutazione dell'Inclusive development index (Idi), l'indicatore economico di nuova generazione elaborato dal Wef che esamina non solo la ricchezza del Paese, ma la sua capacità di far quadrare la crescita con l'uguaglianza sociale, l'efficienza delle infrastrutture e dei servizi, la capacità di fare impresa in un ambiente favorevole e in maniera etica.

http://www3.weforum.org/docs/WEF_Forum_IncGrwth_2017.pdf

sabato 14 gennaio 2017

INTERVISTA ALL'IMAN DI FIRENZE IZZEDIN ELZIR di Goffredo Buccini

I terroristi Jihadisti stanno nell'album di famiglia dell'Islam. Noi dobbiamo denunciarli come avete fatto voi con i brigatisti

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17_gennaio_12/imam-firenze-anche-terroristi-nell-album-famiglia-dell-islam-27072fe8-d916-11e6-97e6-e1e054cdfc34.shtml

Tutta questa intervista merita di essere letta e conservata. Copio, a o' di esempio una coppia di domande con le risposte di Elzir.

D: Negli anni Settanta la sinistra esorcizzò a lungo i terroristi rossi etichettandoli come "fascisti pagati dalla CIA, agenti deviati, provocatori". Poi Rossana Rossanda parlò coraggiosamente di "album di famiglia" e fu una svolta decisiva. Lei se la sente di dire che il terrorismo jihadista sta nell'album di famiglia dei voi Islamici?
R: Certamente sì. Purtroppo ci sono persone che danno una interpretazione errata della nostra fede. O per interesse. O per potere. Ma, sì, sono fedeli...
D: Islamici
R: Sono musulmani a tutti gli effetti, diciamolo chiaramente. Ma i loro atti criminali no, non lo sono.



lunedì 9 gennaio 2017

IL CORRIERE DELLA SERA "POLITICAMENTE CORRETTO"

Oggi il Corriere della Sera si occupa di Scuola, puntando il dito sull'increscioso tourbillon di docenti che sconvolge la produttività dell'anno scolastico, soprattutto dopo gli ultimi accordi che ci evidenziano, fosse necessario una volta in più, che il centro dell'interesse della scuola in Italia non sono gli studenti bensì l'apparato burocratico, in particolare i docenti.
Correda l'articolo inchiesta di Stella una accorata invettiva di Susanna Tamaro.
Tamaro scrive molte verità,  seppur  immerse in un insieme eccessivo di luoghi comuni, probabilmente non originali, ma sufficienti per farci scuotere la testa e ripensare con nostalgia ai nostri tempi, quando sì... ecc ecc. Se questa invettiva è fine a se stessa o è uno sprone a cambiare, non posso dirlo io, e forse non lo può dire neppure il Corriere. 
Però il Corriere della Sera fa una piccola sporca operazione di strumentalizzazione. Cambia nel titolo un sostantivo. Tamaro conclude parlando del "lassismo dello Stato". Il Corriere della Sera titola parlando del "buonismo dello stato". Sinonimi? Mah, considerando la tribuna, a pensar male si può sperare di indovinare. Cambiando "lassismo" con "buonismo", per chi legge solo il titolo è facile fare associazioni veloci. Ormai per il pensiero mainstream, per il "politicamente corretto" imperante, "buonismo" è un insulto, specialmente indirizzato verso questo mostro mitologico causa di tutti i mali dell'Italia e dell'Europa (e fermiamoci qui) che è la Sinistra. Quindi il lettore veloce del Corriere della Sera assumerà che una intellettuale di rispetto come Tamaro ci dice che la colpa del disastro della Scuola Italiana è della Sinistra. Solo della Sinistra. Una specie di Spectre.  Che, magari Tamaro la pensa proprio così, ma non mi sembra lo abbia detto nell'articolo Aggiungo che io, da uomo di "sinistra non pentito, avrei voluto e vorrei una scuola rigida, difficile, dura, e severa (e in parte la conosco, tanto per smentire parte dei luoghi comuni tamariani). Ma che il piccolo inganno del Corriere sia un giocare piuttosto sporco ... beh, di questo ne sono convinto.

venerdì 6 gennaio 2017

I BUONI MOTIVI

Marco Malvaldi. La battaglia navale.


"- I NAS? Cioè friggere è illegale?
- Se lo fai di straforo e poi mandi tuo cugino a vendere i bomboloni in spiaggi senza licenza, sì
...
-Ma magari in questo modo ci si manteneva...
- Sì. Esattamente come fai te. dava da mangiare alla gente (...) Con la differenza che te paghi le tasse, se uno esce dal bar senza scontrino ti arriva una multa a quattro zeri e se hai un lavandino fuori misura i NAS sono capaci di chiuderti il locale. Senza contare quello che ti può succedere se per caso un cliente mangia roba guasta.
- Insomma, è tutto per il mio bene. Che pensiero gentile.
- No, è che la legge dovrebbe servire anche a questo. Se guardi la persona che commette il reato, ha sempre dei buoni motivi per farlo. Il problema è che ci sono molte più persone che i reati non li commettono. (...) Ecco, io penso a loro."

mercoledì 4 gennaio 2017

il dibattito delle idee_ L'ACCOGLIENZA PRUDENTE _ (Ferrera su Miller) - IL PONTE SULLO SRA

CORRIERE DELLA SERA- LA LETTURA DEL 20 NOVEMBRE
MAURIZIO FERRERA  discute delle tesi di DAVID MILLER
"Il filosofo inglese David Miller critica l'ideologia di chi invoca confini aperti. Perchè uno stato ha diritto di porre limiti sensati all'ingresso di stranieri"

Questo è il link al blog di Ferrera
https://maurizioferrera.wordpress.com/2016/11/20/laccoglienza-prudente/

Questo un breve estratto a mio avviso significativo

Miller chiama la sua teoria “nazionalismo liberale”: due termini in tensione, ma non inconciliabili. I principi di base della teoria sono quattro.

Il primo è il “cosmopolitismo debole”. Tutti gli essere umani hanno pari dignità e meritano eguale rispetto. Le politiche migratorie non possono violare i diritti umani e in qualche caso debbono agire per proteggerli direttamente, ad esempio accogliendo e assistendo chi fugge da guerre e genocidi. Tuttavia, ciò che dà forma e significato alla nostra vita sono i legami privilegiati che intratteniamo con i nostri familiari, amici, concittadini, con i quali condividiamo memorie, tradizioni, progetti. E’ perciò legittimo per uno stato imporre restrizioni all’ingresso, purché esse siano chiare e normativamente difendibili.

Il secondo principio è l’autodeterminazione nazionale. L’immigrazione può disturbare e persino sfidare gli standard sociali e culturali del paese ricevente; in una democrazia i cittadini hanno diritto di decidere se queste sfide sono accettabili oppure no. Anche qui, però, esistono dei limiti: le motivazioni devono essere conformi ai principi liberali. Questa condizione discende dal terzo principio, che Miller chiama “equità”. Si può limitare l’accesso in base ai livelli di istruzione o alle qualifiche professionali, che sono capacità acquisite. Non si può discriminare in base al colore della pelle, frutto della lotteria naturale.

Il quarto principio è infine quello dell’integrazione. Che è cosa diversa sia dall’assimilazione (modello francese) sia dal multiculturalismo (modello inglese). Non si può imporre all’immigrato di rinunciare alla propria identità e cultura. Si può però chiedere l’apprendimento della lingua e degli standard di comportamento civico del paese di destinazione. Secondo Miller, un migrante mussulmano in Italia non può obiettare al crocifisso appeso nell’aula scolastica di sua figlia, simbolo di una lunga e radicata tradizione culturale. Ma la scuola non può vietare certi tipi di abbigliamento (velo compreso), purché compatibili con le leggi vigenti (il viso deve essere riconoscibile in pubblico). In nessun caso alle varie comunità etniche possono essere concesse deroghe (il turbante anziché il casco in motocicletta per i Sikh, come nel Regno Unito) o delegate funzioni di competenza pubblica (ad esempio la giurisdizione nel campo dei rapporti familiari).


Solo un piccolo inciso. Non ho memorizzato gli eventi, ma a sensazione mi sembra che la polemica sulla presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche non sia propria dei genitori musulmani quanto dei genitori laici che, sia detto per inciso, hanno perfettamente ragione essendo la scuola un ambiente laico in una nazione laica. Ma non è una battaglia su cui perderci troppo tempo. I crocefissi sono diventati invisibili pezzi di arredamento e solo le polemiche li rimettono al centro dell'attenzione.