domenica 26 giugno 2016

LA LINGUA PARTE INTEGRANTE DEL COSTITUIRSI DEL TESSUTO SOCIALE.

LA LINGUA PARTE INTEGRANTE DEL COSTITUIRSI DEL TESSUTO SOCIALE.
ALESSANDRO DURANTI
Antropologia del linguaggio

“Ciò che contraddistingue gli antropologi del linguaggio e li distingue dagli altri studiosi della lingua non è soltanto l'interesse per l'uso linguistico (…) quanto piuttosto il fatto di incentrare la propria ricerca sulla lingua intesa come insieme di risorse simboliche che sono parte integrante del costituirsi del tessuto sociale e della rappresentazione individuale di mondi reali o possibili. (…) affrontare alcuni problemi e tematiche che costituiscono il nucleo della ricerca antropologica: ad esempio la politica della rappresentazione, i modi in cui si costituisce l'autorità, la legittimazione del potere, le basi culturali del razzismo e del conflitto etnico, il processo di socializzazione, la creazione culturale della persona (o del sé), le forme di controllo dell'emozione, il rapporto tra performance rituale e forme di controllo sociale, quello fra conoscenza in specifici ambiti del sapere e cognizione, la performance artistica e le politiche del consumo estetico, il contatto culturale e il mutamento sociale.
(…)

...prende in esame la lingua facendo uso di categorie e interessi antropologici. Tra questi interessi vi sono quello legato al problema della trasmissione e riproduzione della cultura, al rapporto tra sistemi culturali e diverse forme di organizzazione sociale ed ai modi in cui la comprensione del reale messa in atto dalle persone è influenzata dalle loro condizioni materiali di esistenza”

IL CARATTERE ETEROCLITO DEL LINGUAGGIO

IL CARATTERE ETEROCLITO DEL LINGUAGGIO
Ho iniziato a leggere FONDAMENTI DI LINGUISTICA di Raffaele Simone e dalle prime pagine colgo l'impressione che sia meglio il Simone ricercatore di Linguistica piuttosto che il Simone polemista moraleggiante come l'ho conosciuto nei libri “IL PAESE DEL PRESSAPOCO – Illazioni sull'Italia che non va” oppure “IL MOSTRO MITE- Perchè l'Occidente non va a sinistra”, nei quali alcune perle vanno cercate con pazienza in un mare di ovvietà.


Ecco un brano che mi ha colpito dal libro FONDAMENTI DI LINGUISTICA
“Il carattere eteroclito del linguaggio e della linguistica
Fu Ferdinand de Saussure, agli inizi del Novecento, a sostenere che il linguaggio ha la proprietà di essere 'eteroclito'. Questo raro termine alludeva al fatto che il linguaggio è collegato con una vasta varietà di ambiti di esperienza e di studio, ed è, per così dire reso possibile da numerosi fenomeni che non sono linguistici in senso stretto. Da un certo punto di vista, in effetti, il linguaggio 'è' suono, e dunque rientra nella fisiologia e nella fisica; da un altro punto di vista 'è' contenuto mentale, e dunque pensiero, e quindi rientra nella psicologia. Ma è possibile identificare una quantità di altre aree in cui il linguaggio affonda le sue radici: siccome nasce nella specie umana ad un certo momento dell'evoluzione, esso 'è' biologia e genetica, in quanto si impara 'è' pedagogia. D'altro lato, siccome muta nel tempo 'è' storia; possiamo descriverne molti aspetti con metodi matematici, e quindi 'è' matematica; ha sede nel cervello, è soggetto a disturbi e patologie, perciò 'è' neurologia.”

giovedì 23 giugno 2016

MEDIA: INFORMAZIONE, RISPETTO, DEMOCRAZIA ... e qualche dubbio

MEDIA: INFORMAZIONE, RISPETTO, DEMOCRAZIA ... e qualche dubbio

Corriere della Sera. Articolo di fondo di Gian Antonio Stella
(attenzione. non mi interessa assolutamente disquisire delle sindache "Cinque Stelle", il mio interesse è un altro ora)
"La prima grana per Virginia Raggi e Chiara Appendino è infatti questa. Per quanto abbiano studiato, abbiano le lauree giuste e si siano infarinate negli uffici municipali come consigliere, le due avrebbero bisogno di tempo per impadronirsi dei problemi, dei dossier, delle macchine comunali. Così da incidere poi in profondità nelle cose che non vanno. NON BASTERANNO POCHI MESI o pochi anni per sanare, soprattutto in Campidoglio, piaghe finanziarie, amministrative, etiche, urbanistiche finite in cancrena".

Parole giuste e sagge.

Mi chiedo però perché gli stessi giornali (uso il più autorevole per comprendere tutto un sistema di informazione politica mediatica) nei giorni precedenti alle elezioni utilizzavano tempi e spazi nei format usati dai diversi sistemi di media per chiedere (singolarmente o a mo' di confronto) ai candidati sindaco "cosa farete nella prima giunta, nei primi cento giorni?" La risposta più seria avrebbe dovuto essere: studiamo la situazione. La reazione più giusta avrebbe dovuto essere "Ma pensate di fare un buon servizio alla democrazia e ai lettori nel fare una domanda così?"

Non era "economicamente" possibile forse dare una risposta del genere da parte dei candidati sindaci, ma dal punto di vista di utilità democratica, mi chiedo quale fosse il senso (e il rispetto per gli elettori/lettori)
E sempre parlando di rispetto, dire questo che scrive Stella due giorni dopo le elezioni, non è proprio un bel messaggio, a mio avviso.

domenica 19 giugno 2016

IL “POLITICAMENTE CORRETTO” E', IN REALTA', UN CONFORMISMO DELLA DESTRA

IL “POLITICAMENTE CORRETTO” E', IN REALTA', UN CONFORMISMO DELLA DESTRA

La lettura dei capitoli dedicati da Simone alla NeoDestra, che chiama, nella sua complessità politica e culturale, "IL MOSTRO MITE", da cui il titolo del libro, mi conforta ancor di più nella convinzione che, contrariamente alla vulgata (interessata) che attribuisce alla “Sinistra” il conformismo del Politicamente Corretto, in realtà questo sia proprietà, e indice di possesso del vocabolario e della sintassi del discorso culturale e politico, della Destra (intesa in senso amplissimo)

Raffaele Simone

IL MOSTRO MITE
PERCHÉ L'OCCIDENTE NON VA A SINISTRA
NEODESTRA.

“Si tratta di una cultura più che d'una forza politica concreta: certo, si polarizza più su alcuni partiti che su altri, ma, essendo impregnante, influenza tutta la compagine sociale, inclusi gli strati che, essendo elettivamente di sinistra, dovrebbero incaricarsi di contrastarla. Data la capillarità della sua diffusione è il fatto che è possibile osservarne dappertutto le manifestazioni, la cultura della Neodestra può essere vista, ammirata, desiderata e se occorre copiata senza difficoltà. Non occorre neanche creare sistemi di indottrinamento per diffonderne i principi: per assorbirla basta seguire i media (soprattutto la televisione), guardarsi attorno e vivere.”

LA POLITICA BATTUTA DALLO ZEITGEIST

“Infatti le peculiarità storiche della sinistra, i suoi capisaldi ideali, i suoi simboli sono sovente “impresentabili” nella società d'oggi: il giacobinismo è sconsigliato, il radicalismo isolato in ghetti e praticato solo per snobismo, per non parlare del principio di redistribuzione della ricchezza o più semplicemente della laica distinzione tra poteri religiosi e civili o dell'ateismo. Tutte queste istanze -che sono state gloriose per le quali si sono battuti nobili gruppi di uomini e di donne - nella società moderna hanno vita grama e spesso vengono evocate con sinonimi pudichi o con veri e propri eufemismi. Le versioni moderate della sinistra possono non avere vita più facile."

martedì 14 giugno 2016

IL TRIBALISMO E' PIU' SEXY DELLA CRITICA ALLE DISEGUAGLIANZE

IL TRIBALISMO E' PIU' SEXY DELLA CRITICA ALLE DISEGUAGLIANZE

ADRIANO FAVOLE
LA BUSSOLA DELL’ANTROPOLOGO
ORIENTARSI IN UN MARE DI CULTURE


“nella società globalizzata, scrive Amselle, il tribalismo ha il vento in poppa perché rappresenta una formidabile forza di mobilitazione, se paragonata ai discorsi sulla diseguaglianza e sulle classi sociali.
Come se ne esce? Da Antropologi, Aime e Amselle provano a smascherare i trucchi dei tribalisti della politica.
Per esempio l’uso di un’immagine statica, chiusa e “pura” delle culture.
La storia e l’antropologia culturale ci insegnano, al contrario, che le culture sono il frutto di processi trasformativi, di scambi, di rielaborazioni individuali, di invenzioni. Ogni <io> poi appartiene a una varietà di <noi> (la famiglia, gli amici, il vicinato, i gruppi di lavoro, le culture di riferimento), irriducibili alla sola variabile etnica. Forse occorrerebbe cominciare con il de-tribalizzare il linguaggio, liberandolo dai riferimenti all’identità, alle origini, al DNA, ad aggettivi come <nostro> ( il nostro popolo, la nostra terra) e <antropologico> (nel senso innato e ascritto). Come suggerisce Maurizio Bettini, è tutta questione di metafore: lasciamo perdere le <radici> e adottiamo piuttosto l’immagine delle <confluenze> - le culture in fondo sono rivoli di storie che convergono nel fiume dell’umanità…”

domenica 12 giugno 2016

VINCERE IL MORIRE (LA MORTE E' INVINCIBILE)

VINCERE IL MORIRE (LA MORTE E' INVINCIBILE)

Sto leggendo un libro sui cimiteri. "Passeggiate nei prati dell'eternità" di Valeria Paniccia (che in copertina riporta la foto di quella stupenda statua funeraria del Monumentale di Milano che rappresenta Isabella Airoldi Casati sul letto di morte che ho appena visto nella visita che con Antonella abbiamo fatto in quello stupendo cimitero).
Ora l'autrice sta visitando il cimitero di san Michele in Isola a Venezia e nel giungervi conosce una persona, una bibliotecaria, Cesarina Vigby. 
Copio uno stralcio di un inciso che l'autrice dedica a questa signora, perchè mi ha colpito molto l'ultimo paragrafo.

Valeria Pelliccia: “Passeggiate nei prati dell'eternità”

Nel quarto recinto Cesarina Vigby mi insegna a leggere le scritture ultime. Alla bibliotecaria appassionata di cimiteri, un anno dopo la nostra passeggiata, verrà diagnosticata una rara malattia neurologica. E, poco dopo, a 73 anni, ha scritto il suo primo romanzo, “L'ultima estate”, diario estremo e potente inno alla vita. La sua sfida a ciò che le sottraeva respiro, movimento, futuro si è nutrita anche del suo speciale culto dei morti e di passeggiate nei cimiteri. Prima discendere tra gli extra terreni è riuscita a pubblicare un altro libro, in cui ha dimostrato come si possa riuscire a vincere il morire (la morte è invincibile), con dignità e schiena dritta, grazie allo humour, nero e spiazzante.

mercoledì 8 giugno 2016

A CASA LORO

Spunti tratti da LA BIBLIOTECA di Giorgio Dell'Arti ( citazioni dal libro GUERRA D'AFRICA di Michele Di Salvo)
- L'Etiopia è uno dei paesi più affamati nel mondo, nel quale più di 13 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari, ma paradossalmente il governo offre almeno 3 milioni di ettari della sua terra più fertile a Paesi ricchi e ad alcuni degli individui più ricchi del mondo perchè esportino alimenti alle loro popolazioni
- L'accaparramento dei terreni agricoli e delle risorse idriche da parte di investitori e settori finanziari occidentali, o direttamente di stati o fondi sovrani, è un fenomeno recente esploso con il rincaro dei generi alimentari di base a metà del primo decennio del nuovo secolo, ma la cui estensione ha "conquistato" ad oggi circa il 4% dell'intera estensione del territorio agricolo coltivato nel mondo
- Un fondo controllato da George Soros possiede il 23,4 % dei terreni agricoli del Sud America tramite il venture-fund Adecoagro SpA

... A CASA LORO...

giovedì 2 giugno 2016

SIAM PRONTI ALLA VITA. L'ITALIA CHIAMO'

SIAM PRONTI ALLA VITA. L'ITALIA CHIAMO'
Una proposta di cambiamento
Viviamo, in questi tempi travagliati, un momento di passaggio e di cambiamento del quale, immersi nel contingente, non cogliamo lucidamente il flusso, i confini e gli esiti (che possono essere tali, dai quali pensiamo, ingenuamente e avventatamente, di essere vaccinati e al sicuro).
Il cambiamento è diventato un mantra, al rischio di gattopardismo, ma è sinceramente sentito come necessario (sia pure con diversi approcci e diverse speranze) da moltissimi.
Oggi, Festa della Repubblica Italiana, giorno storico di due cambiamenti, a mio avviso indiscutibilmente positivi (la nascita della Repubblica Italiana e la conquista da parte delle donne - grazie anche al valoroso impegno nella Resistenza - del diritto di voto) oggi dicevo anch'io propongo, anzi ribadisco, un cambiamento.
Propongo ancora, con indefessa convinzione, l'opportunità di modificare una parola nel nostro Inno Nazionale, sostituendo con la parola VITA la parola MORTE alla quale ci diciamo pronti.
Nella realtà, basti a pensare, un esempio tra molti, allo straordinario impegno nel Mediterraneo da parte delle nostre donne e dei nostri uomini, l'Italia, e moltissimi italiani, già dimostrano di essere "pronti alla vita".
Perché allora non affermarlo con sincerità, letizia e convinzione?