sabato 21 marzo 2020

LO STATO DELL'UNIONE _ Nick Hornby

LO STATO DELL'UNIONE _ Nick Hornby

Oggi pomeriggio ho letto questo libro di Hornby. Mah. Devo dire che mi ha abbastanza deluso. Credo di aver letto di gran lunga molto meglio di Hornby.
Ma io difficilmente capisco i romanzi. Questo non l'ho proprio capito.

venerdì 20 marzo 2020

LA QUARTA RIVOLUZIONE _ Luciano Floridi

LA QUARTA RIVOLUZIONE _ Luciano Floridi

Inizio la lettura di questo libro in attesa di poter ritirare "Pensare l'infosfera"
La prefazione: " Questo libro riguarda l'effetto che le ICT digitali (le tecnologie dell'informazione e della comunicazione) stanno producendo sul nostro senso del sé, la maniera in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri e nella quale diamo forma al nostro mondo e interagiamo con esso (...) Il filosofo si chiede: che cosa sta dietro tutto questo? (...) In realtà, tali tecnologie sono divenute forze ambientali, antropologiche, sociali e interpretative. Esse creano e forgiano la nostra realtà fisica e intellettuale, modificano la nostra autocomprensione, cambiano il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con noi stessi, aggiornano la nostra interpretazione del mondo, e fanno tutto ciò in maniera pervasiva, profonda e incessante (...) abbiamo bisogno della filosofia per tracciare il corretto quadro concettuale entro il quale poter semantizzare (vale a dire dotare di significato e capire) la nostra complessa situazione attuale.




giovedì 19 marzo 2020

CAMBIAMENTO CLIMATICO _ di Marcello Di Paola

CAMBIAMENTO CLIMATICO  _ di Marcello Di Paola


Cosa dire di questo libro: lo si compri (ovviamente in Libreria IL GABBIANO di Trezzo) e lo tenga sempre a portata di mano, leggendolo e rileggendolo, capitolo per capitolo. Potrei fermarmi qui in questo goffo tentativo di recensione (meglio: di cercare di dire qualcosa a proposito). Di Paola è un filosofo. Insegna filosofia politica e teorie della sostenibilità presso la LUISS. E questo è un libro di filosofia. Applicata, se posso usare il termine. Una piccola soddisfazione per me, che mi perdo di fronte a istogrammi, curve, bastoni da hockey (che mi distraggono e mi fanno pensare a Tretiak e a Toronto). Non che abbia capito meglio il libro, ma sentivo muovere dentro di me un particolare afflato emotivo.
Si renda merito agli scienziati che ci illustrano dove siamo e come ci siamo arrivati e pure quali sono le conseguenze di una o l'altra scelta. Ma sono i filosofi a mettere le scelte sotto esame, nei prodromi e nelle conseguenze Il libro è di poche pagine, ma non consente di tirare il fiato perché non una parola è sprecata. Leggendo continuavo a pensare: questo paragrafo lo cito, questo anche. Ma poiché credo sia anche illegale trascrivere il libro, rimando alle righe iniziali. Salvo che all'inizio quando scrive dei negazionisti in termini (negativi) inappellabili, e nelle bellissime pagine finali quando ci esorta a non delimitare l'universo della nostra vita etica a ciò che dobbiamo agli altri ma di includere il dare un senso alla nostra esistenza, salvo che in questi due momenti dicevo, il resto del libro è un esercizio di maieutica nel quale Di Paola, con grande lucidità, esamina tutte i diversi approcci e le diverse motivazioni sulle scelte o non scelte fatte nell'affrontare la questione dei cambiamenti climatici. La pacatezza e la lucida logica del ragionamento di Di Paola producono come un svelamento dello sguardo che riconosce le questioni sul tavolo, piuttosto che la scoperta di novità. Immaginavo, leggendo i diversi capitoli, una lezione peripatetica nella quale discorrere degli aspetti di Scienza, di Politica, di Giustizia, di Economia e di Etica. Ci sono dei concetti, è vero, che pur non ignoti probabilmente senza la spinta di Di Paola non sarebbero emersi, come quello di coloro che chiama "spaziotemporalmente distanti"  ovvero non solo delle persone contemporanee ma lontane fisicamente, bensì anche dei coloro che potrebbero essere nostri discendenti ma sono così lontane nel tempo da perdere ogni legame affettivo e divenire statistiche e non persone reali. O la perdita del sentirsi "agenzia morale" ( l'esercizio o la manifestazione della capacità di agire da parte di chi possiede tale capacità) in un Antropocene nel quale l'umanità non è mai stata tanto potente ma che ha anche l'impressione che in controllo ci siano cose e non persone.

mercoledì 18 marzo 2020

THE PASSENGER _ BRASILE _iperborea

THE PASSENGER _ BRASILE  _iperborea

Ancora una bellissima monografia nella serie "THE PASSENGER per esploratori del mondo" questa volta dedicata al Brasile.
Un Brasile duro, problematico, violento quello che ci viene descritto scevro da qualsiasi stereotipo da cartolina.
Dall'ascesa vincente di Bolsonaro, alle vicende di Rete Globo, dalla dislocazione truffaldina e forzosa di popoli della foresta causa la costruzione di dighe ai mille inganni con cui si sfrutta impunemente l'Amazzonia (questione di portata mondiale stante l'importanza della foresta per il clima), i saggi e gli articoli della monografia ci accompagnano in una nazione grande non solo per le dimensioni.
Non è una carrellata disperata di sole negatività, viene per esempio raccontata la vicenda di una start-up che ha introdotto un servizio postale di successo in una favela di Rio. Chi al wanderlust unisce la speranza di riuscire a grattare un po' di ghiaccio non può non trovare piacere nel leggere questa monografia (come del resto per ora è avvenuto con tutta la serie fin qui pubblicata di The Passenger)

martedì 17 marzo 2020

GLOBAL AFRICA _ di Mario Giro

GLOBAL AFRICA _ di Mario Giro
Questo dovrebbe essere un libro da tenere sempre a portata di mano, e ripreso con consuetudine per una rilettura (magari non intera, ma un capitolo alla volta). Ho avuto l'impressione di viaggiare su un treno lanciato a grande velocità sulla storia, sulla sociologia, sulla cultura, sulla politica e geopolitica dell'Africa e contemporaneamente di avere una "guida" in grado di mostrami i particolari e i collegamenti tra questi. solo che è una richiesta eccessiva per essere assimilata in una volta sola. Io ho letto due volte questo libro, ma ancora colgo l'esistenza delle ramificazioni, divento consapevole di come si guarda a questo continente, meglio ai suoi abitanti, con stereotipi e con sguardo miope, di quale coacervo di contraddizioni aggroviglia la sua storia (rendendo la storia degli africani simile a quella di tutti e particolare nello stesso tempo). Secondo me il sottotitolo "la nuova realtà delle migrazioni..." non rende pienamente giustizia alla densità del libro. Certo, l'ampia analisi di Giro ci fa capire questioni relative alle migrazioni - il libro parte con queste e termina con un richiamo che, come dire, completa il cerchio -  ma non è solo questo. E prodromo alla creazione del desiderio di conoscere, comprendere, analizzare invece di giudicare le vicende di questo continente. Colgo una frase che pur nel suo particolare ben illustra il generale: "Uno sguardo superficiale può semplificare l'analisi fino al punto di leggere ogni contenzioso (e io mi permetto si allargare: ogni vicenda, ogni fenomeno) sulla base della "moda" del momento".
In conclusione io credo che questa rutilante corsa (mai banale e mai superficiale ma così densa e compressa in poche -170 - pagine che obbliga noi a posizionare le tessere di volta in volta distribuite nella costruzione del puzzle) sull'Africa sia un libro assolutamente da leggere.

domenica 15 marzo 2020

POPOLI DEPORTATI _ di Aleksandr Nekric

POPOLI DEPORTATI _ di Aleksandr Nekric

"Ci scacciarono dal villaggio di Adziatman, distretto di Freidorf, il 18 maggio 1944. L'evacuazione si svolse in maniera particolarmente crudele. Alle tre del mattino, mentre i bambini dormivano, irruppero in casa i soldati che ci ordinarono di prepararci e di uscire in strada entro cinque minuti, senza prendere nulla. Ci trattarono così male che, pensammo, ci avrebbero fucilato. Scacciati dal villaggio restammo senza mangiare per giorni interi. I bambini affamati non la smettevano di piangere. Mio marito era al fronte. Io ero rimasta sola con i nostri tre bambini. Alla fine ci caricarono sugli autocarri e ci condussero a Eupatoria. Lì ci trasbordarono su carri merci dove stavamo ammassati come bestie. Il viaggio fino alla stazione di Zerabulak, nella provincia di Samarkanda, durò ventiquattro giorni" Questo non è il racconto di un rastrellamento compiuto da SS in un villaggio ebraico dell'Europa Orientale. E' uno stralcio del libro ed è il racconto di una donna tatara deportata dalla Crimea in Asia Centrale in una delle operazioni di deportazione organizzata nell'URSS Comunista sotto la dittatura di Stalin.
Non è un momento storico molto conosciuto e sto facendo fatica a trovare libri su questo argomento. Eppure è un evento altamente drammatico nella storia europea, che ha coinvolto forse milioni di persone con modalità (ma non con fini) non dissimili dalle deportazioni naziste. Le deportazioni naziste erano finalizzate alla eliminazione dei deportati, nelle deportazioni staliniane, pur con migliaia di morti per le condizioni nelle quali avvennero, il fine non era l'eliminazione fisica. Ma questo non cambia molto la criminale crudeltà del fatto.
Questo libro è un trattato storico molto preciso delle cause (quelle vere e quelle create propagandisticamente), della effettuazione e delle conseguenze delle deportazioni (soprattutto quelle nell'area caucasica) delle popolazioni. Non è un libro semplice e io ammetto di aver un po' tralasciato di comprendere sigle, ruoli, nomi e nomenklatura. Mi interessava avere uno sguardo d'insieme e questo compito Nekric mi sembra assolverlo. E' un libro che mi sento di consigliare. Mi piacerebbe trovare altri libri sull'argomento.

sabato 14 marzo 2020

IL DOMINIO DEL TERRORE _ Claudio Vercelli

IL DOMINIO DEL TERRORE  deportazioni, migrazioni forzate e stermini del novecento_ Claudio Vercelli

Non è un libro facile, non è un libro semplice. E' un libro serio, una analisi storica senza sconti, quasi apatica di fronte agli stermini e alle sofferenze imposte a milioni e milioni di persone. Ma una persona non scrive un libro del genere per uno sfizio personale o per una ricerca accademica. La scelta dell'argomento è la sostanza della partecipazione umana. Ma rifuggendo da semplificazioni emotive, lo studio delle dinamiche, degli scopi, dei metodi e contestualizzando delle cause (e complicità), consente al lettore di conoscere e comprendere. Non credo che il '900 sia un secolo particolarmente efferato nella storia dell'umanità, ma è il secolo nel quale la vita di molti di noi è trascorsa nella sua maggior parte (quantitativa e qualitativa) ed è il secolo nel quale è iniziato il più impressionante succedersi di rivolgimenti e cambiamenti nella storia umana (una accelerazione che vediamo continuare con aumenti di velocità esponenziali). Ne siamo quindi maggiormente coinvolti. Leggere in questi giorni delle indicibili sofferenze che una parte dell'umanità ha inflitto a un'altra parte più debole è un buon esercizio di contestualizzazione e misura della prove della vita. Dai campi di concentramento inglesi nei quali venivano rinchiuse le famiglie boere fino alle vicende della ex Jugoslavia, Vercelli passa in rassegna le diverse esperienze descritte nel titolo del libro (solo l'Africa rimane un po' esclusa - Rwanda a parte - non saprei dire se perché l'Africa è il solito buco nero o perché stermini e deportazioni africane (subite dagli africani) risalgono più al secolo prima  - ma del Sudafrica dei Bantustan si è dimenticato?)). Se il tono del libro potrebbe sembrare fin troppo asettico, sono le ultime pagine a rivelare lo sguardo di denuncia sociale e politica dello sguardo
Ne traggo due citazioni, per finire, che si possono trovare nelle ultime pagine e che concorrono, con le dense altre dense considerazioni, a inquadrare il valore di questo libro.
Primo stralcio: " Laddove le peggiori nequizie si consumano ininterrottamente con contro intere collettività, infatti, non è assolutamente vero che sia tollerato, invece, l'atto di gratuita violenza nella sua singolarità... il ricorso alla violenza ingiustificata contro il singolo può generare, negli osservatori, un moto di identificazione con la vittima (pensiamo alla nostra commozione di fronte alla foto di Aylan_mia nota), l'avere a che fare con il "trattamento" burocratico di comunità definite ostili, crea divisioni, alterità e, infine, indifferenza (pensiamo alla lezione di Liliana Segre_mia nota)."
Secondo stralcio: " Poiché le guerre civili, le violenze di Stato, i massacri in massa, gli stessi genocidi si inscrivono storicamente all'interno del più generale capitolo legato al perdurare di condotte  collettive dove la sopraffazione ai danni di molti è la chiave dell'immorale ricchezza o dell'ingiustificato benessere di pochi. Da questa asimmetria, dal suo ripetersi, dalla scandalosa indifferenza con la quale l'umanità procede verso mete che legano il progresso e le fortune di certuni alle disgrazie degli altri, non possono che derivare preoccupanti considerazioni su come ciò che è stato potrebbe ancora ripetersi, oggi come nei tempi a venire".

giovedì 12 marzo 2020

YUVAL NOAH HARARI _ 21 LEZIONI PER IL XXI SECOLO

YUVAL NOAH HARARI _ 21 LEZIONI PER IL XXI SECOLO

Perché apprezzo tanto leggere i libri di Y.N Harari (questo "21 lezioni", prima "Sapiens" mentre ho respinto "Homo deus")?
Una spiegazione potrebbe essere che quando un uomo che non sa nulla incontra un uomo che sa molto (o lo da bene ad intendere), l'uomo che non sa nulla è un uomo ... sedotto.
E Harari mi da questa impressione, di sapere, di capire, di decrittare molto. E lo racconta stupendamente.
La sua narrazioni non mi stupisce in realtà per novità (bene o male, poco o tanto, ciò di cui tratta lo conosco), piuttosto mi affascina per la lucidità con la quale compone il puzzle del nostre esserci e del nostro muoverci nella società e nella storia.
Se in Sapiens avevo apprezzato la motivazione del nostro emergere tra le specie, ovvero -sintetizzo brutalmente -  la capacità di riunirci in società credendo in qualche che non esiste ma ci motiva, in 21 Lezioni il ragionamento che apprezzo tenda a creare in noi la consapevolezza che possa essere l'essere umano stesso ad essere hackerato e siano gli algoritmi a decidere per noi in una parvenza di libertà nella quale siamo liberi di avere ciò che desideriamo ma non siamo liberi di desiderare ciò che vogliamo.
Probabilmente pensare che questo ragionamento sia un allarmismo eccessivo potrebbe essere paradossalmente la conferma della veridicità dello stesso.
Harari conduce la sua analisi scrivendo a mio avviso molto bene (ottima la traduzione) con tono colloquiale, caratterizzato da una base di ironia, a volte dissacrante, che lo spinge ad utilizzare esempi e paragoni "terra terra", di vita comune e cultura pop, apparentemente banali e invece a mio avviso ben scelti, non per snobismo bensì perchè concretamente innestati nella nostra vita di tutti i giorni. L'ironia di Harari, che gli attribuisce quel tocco di disincanto un po' anglosassone un po' con riminiscenze di umorismo ebraico - non sarà ebreo per nulla Harari, no?- non devono distrarre dalla profondità del libro a mio avviso ma solo rappresentare una opportunità per una lettura che non sarà mai noiosa.

mercoledì 11 marzo 2020

ARNALDUR IDRIDASON _ QUEL CHE SA LA NOTTE

ARNALDUR IDRIDASON _ QUEL CHE SA LA NOTTE

Non saprei se c'è della fine ironia in tutto ciò, ma l'ultimo bellissimo thriller di Idridason che ho appena letto, "quel che sa la notte", tratta di un Cold Case, un cadavere riapparso dopo anni passati nascosto congelato in un ghiacciaio (che si sta ritirando per colpa del cambiamento climatico) in una Islanda che va verso l'Inverno.
Il racconto delle indagini, compiute dal poliziotto, Konrad (tutti i personaggi usano il nome di battesimo), che trenta anni prima non era riuscito a risolvere il caso, benché ormai sia in pensione, si sviluppa in una successione di colloqui con le persone a suo tempo coinvolte, presentandoci una Islanda fredda dentro (nella società e nella vita delle persone).
Sembra quasi non succedere nulla, le indagini ricompongono il puzzle aggiungendo una tessera dopo l'altra in modo quasi impercettibile. Ogni protagonista del romanzo ha il suo lato oscuro, il suo freddo nel cuore. Un romanzo che, paradossalmente, nella sua lentezza di svolgimento coinvolge  tanto da non consentire di depositare il libro fino a che non si legge l'ultima riga. Almeno questo è accaduto a me, preso ieri pomeriggio su MLOL (con le biblioteche chiuse) non sono andato a letto finché non sono giunto alla conclusione.