venerdì 25 dicembre 2020

Monica Pais _ ANIMALI COME NOI

 Monica Pais _ ANIMALI COME NOI

Per caso mi sono imbattuto in Monica Pais ascoltando in auto una trasmissione di Radio Popolare: Considera l'Armadillo (https://www.facebook.com/consideralarmadillo). 

Mi ha incuriosito perché parlava di pollaio e di galline che sono il mio ultimo desiderio (quello di avere un pollaio con le galline di tutte le razze). Incuriosito ho ascoltato la trasmissione e velocemente ho mandato un vocale alla mia famiglia dicendo: "questa sera ricordatemi Monica Pais!" conscio che se non lo avessi fatto, tempo mezzora e avrei dimenticato il nome.

Ricordato il nome con questo stratagemma, ho cercato il libro - il titolo è La felicità nel pollaio -  in biblioteca, ma non l'ho trovato, in compenso ho potuto prenotare credo il primo libro Animali come noi che ho letto con molto piacere.

E' una lettura piacevole che racconta con sguardo ironico la predestinazione che secondo Monica ha guidato la sua scelta di vita, sotto l'occhio severo ma rassegnato di una madre forte e importante e l'aiuto non esplicitato di un padre che ama gli animali come lei.

Nelle vicende, una serie di brevi racconti che narrano lo sviluppo dello studio veterinario e poi della clinica (https://www.facebook.com/clinica.duemari),  narrate conosciamo una serie di animali, tutti dotati di un nome proprio spesso spiritoso, curati e spesso, ma non sempre, salvati. Quasi sempre le ferite sono frutto di un rapporto difficile con l'uomo, a volte per una specie di occupazione contemporanea degli spazi, a volte per inutile crudeltà umana. 

Sono curioso di leggere gli altri libri, in particolare il libro La felicità nel pollaio.





giovedì 24 dicembre 2020

IGORT _ Quaderni Giapponesi

IGORT _ Quaderni Giapponesi
Non sono un grande lettore, benché attirato e affascinato, di quelle che ora si chiamano "graphic novel". Certo ci sono dei classici, oserei dire dei capolavori, tra i quali citerei innanzitutto Maus di Spiegelman, Joe Sacco con i suoi diversi reportage, e mi arrovello per ricordare il terzo (un volume su una bambina venduta schiava e poi prigioniera in un harem che intreccia la sua storia con quella del bambino di una schiava nera che lo aveva affidato a lei per salvarlo), ma in genere preferisco le strisce (adoro Hobbes & Calvin).

Mi sono avvicinato quindi ad Igort perché ho trovato la citazione in un altro libro sul Giappone che sto leggendo in questo periodo (sono in pieno "effetto nostalgia" per quello straordinario Paese), timoroso di trovare disegni incomprensibili e dialoghi surreali. Ho trovato invece due libri bellissimi, scritti in modo chiaro e disegnati stupendamente. 

Non mi dilungo, per la felicità dei cinque lettori, nel recensire ciò che va oltre le mia capacità. Semplicemente, nel consigliarli (soprattutto a chi pensa di non apprezzare questo genere di letteratura, sono pronto a scommettere che si ricrederà nel particolare) faccio la considerazione che nel mio limitato girovagare per il mondo, raramente ho constatato quanto poco utile sia la sola Lonely Planet ( o sorelle) per organizzare la visita di un Paese quanto per il Giappone. Ripensando, alla luce delle ultime letture (penso a Laura Imai Messina piuttosto che questi di Igort), ai due brevi viaggi che abbiamo fatto, trovo che sono forse il Paese nel quale più abbiamo scivolato sul ghiaccio senza grattare (anche in Cina però...). Le letture precedenti erano libri SUL Giappone, questi che ora leggo sono NEL Giappone, e lasciano il senso di aver perso una occasione. Avrei voluto conoscerli prima dei viaggi. Può darsi che sia stata la scelta artistica di Igort ad aiutarlo ad entrare un po' NEL Giappone (con piccoli malintesi raccontati con divertente ironia). Sono guide importanti per preparare, quando potremo, un viaggio in Giappone, necessario per rimediare alla mezza occasione persa nei precedenti.

Oltre alle copertine pubblico due pagine del libro "il vagabondo del manga" perché rappresentano Okunoin, il cimitero nella città di Koya nella penisola del Kii. Antonella ed io ci siamo stati ed è stato emozionante rivedere le immagini (bellissimi e perfettamente evocative) di quel luogo particolare.


giovedì 10 dicembre 2020

Laura Imai Messina _ TOKYO TUTTO L'ANNO

 Laura Imai Messina _ Tokyo tutto l’anno


Già dai primi capitoli una prima reazione. “Antonella, dobbiamo tornare a Tokyo!”. Proseguendo la reazione si raffina: “Antonella, dobbiamo tornare a Tokyo e rimanerci a vivere per almeno un anno!”, per poter seguire il racconto dei mesi, come una “canzone dei dodici mesi” di Gucciniana memoria – i miei lettori più vecchi capiranno – declinata nelle tradizioni e nei riti giapponesi, narrato con delicata partecipazione da Laura Imai Messina.

Alla fine del libro una dolorosa nostalgia. E’ vero che un turista scivola sul ghiaccio, grattando poco o nulla della realtà del posto che visita, ma mai questa sensazione è stata tanto forte, suscitata dall'infinità di informazioni e suggestioni contenute nel libro,  come nel ricordo della Tokyo vista ormai ahimè troppi anni or sono. Non è razionalmente comparabile una visita di tre o quattro giorni con una esperienza di vita distillata in un bellissimo racconto dei dodici mesi, e noi in fondo abbiamo cercato di viverla il più possibile oltre le principali mete turistiche – e in ogni caso, a scusante, non è facile precipitare in una realtà come il Giappone soprattutto la prima volta, infatti nel secondo viaggio eravamo già mano spaesati. Ma se avessimo conosciuto questo libro prima del nostro viaggio avremmo saputo grattare molto più ghiaccio. Potendo e riuscendo, non perderemo l’occasione di stendere la cartina di Tokyo annotando quanto il racconto che si dipana geograficamente e temporalmente (e culturalmente, che è poi la ricchezza fondante del libro) ci offre e poi immergerci nella grande e multiforme città.

Laura Imai Messina vive la città e ce lo racconta con stile fresco e competenza invidiabile in questo racconto che è una sorta di educazione sentimentale a Tokyo e alla cultura giapponese, con l’indovinata scelta di rendere protagonista la sua famiglia e utilizzando con simpatia lo sguardo curioso e stupito dei suoi figli, e i ricordi degli anni trascorsi, innamoramento compreso. Questo consente di togliere ogni pesantezza didascalica e rendere il testo piacevole.

Penso che anche la scelta di scrivere i nomi (dei mesi, dei riti, delle località) in giapponese utilizzando sia il Kanji sia (forse) l’Hiragana  (e/o forse Katakana anche se  non mi sembra) oltre a fornire un elemento di fascinazione maggiore, consente di aprire una via verso la rappresentazione della realtà e l’approccio culturale verso di essa.

Curiosamente, ma per chi è stato a Tokyo appare assolutamente ovvio, la identificazione topografica dei luoghi avviene in relazione alle linee della metropolitana, o alla grande linea circolare Yamanote che è la più citata in tutto il libro, e alle fermate.



Credo che Tokyo e il Giappone dovrebbero essere grati a Laura Imai Messina per questo libro, probabilmente i cultori del Giappone e i giapponesi che lo leggono potranno trovare conferme o, chi può dirlo, anche elementi di dissenso. Io non sono in grado, me lo sono gustato (come i ramen che ho mangiato la mattina che abbiamo visitato Tsukiji) senza filtri che non fossero una nostalgia del passato e del futuro ( il passato delle precedenti visite al Giappone dove abbiamo lasciato un pezzo di cuore, del futuro che ambirebbe a poter tornare il prima possibile, una volta tornati liberi, esaurito il programma dei primi viaggi già previsto). Il mio invito per la lettura è per chi non conosce il Giappone e non lo ha ancora visitato. Un primo approccio senza utilizzare una fredda guida turistica o un testo dotto, ma percorrendo idealmente le strade e visitando templi o partecipando ad eventi con una famiglia che non può non risultare simpatica è una possibilità forse rara, sicuramente da cogliere.

E’ molto interessante andare sul sito di Laura Imai Messina e leggere il proposal inviato alla Einaudi dal quale poi sarebbe nato il libro. Questo è il link https://www.lauraimaimessina.com/giapponemonamour/tokyo-tutto-lanno-viaggio-sentimentale-nella-grande-metropoli/   

e questa una breve frase che estraggo e che spiega meglio quanto sopra ho cercato di descrivere:

 “Oppure recarsi in una pasticceria delle tantissime a Jiyūgaoka (chiamato proprio “il quartiere delle pasticcerie) sulla Linea Keiō, il 16 di giugno, che è kashō no hi 嘉祥の日 ovvero il “giorno dei dolci giapponesi”, perché secondo una antica leggenda venivano offerti 16 dolci tradizionali agli dei per buon auspicio.”