sabato 10 ottobre 2020

ARTICO La battaglia per il Grande Nord _ di Marzio G. Mian

ARTICO  La battaglia per il Grande Nord _ di Marzio G. Mian

Il libro ARTICO la battaglia per il Grande Nord è un ottimo punto di partenza per cominciare ad “avvicinare” appunto il Grande Nord alle nostre latitudini di attenzione.

Non possiamo certamente dire che saltuarie eclatanti notizie sullo scioglimento dei ghiacci della calotta polare non giungano assieme alla fotografia di qualche orso bianco ridotto a pelliccia ed ossa.

Forse durano l’attimo di indignazione che sappiamo concedere, sincero ma volatile, per poi sparire in una indeterminatezza politica e geografica che ci accomuna.

I viaggi esplorativi di Mian ci aiutano a fare un po’ di ordine e chiarezza sulle vicende che agitano popoli e nazioni artiche e quasi artiche (estensione del termine al limite del paradosso se pensiamo che l’Italia siede come osservatore nel Consiglio Artico, assieme alla Corea del Sud e alla Cina si definisce, con la sua politica predatoria, una nazione, appunto (!),  quasi artica.

E’ un bel libro questo perché, con uno stile accattivante, affronta diverse problematiche facendo parlare, con i numerosissimi incontri che Mian ha avuto, vuoi nelle saune, vuoi nelle cafeterie, vuoi cucinando lui stesso o partecipando a pranzi domenicali nelle fattorie,  diversissime persone, espressioni di diversi e spesso contrastanti interessi.

Condendo il racconto con descrizioni coinvolgenti o stuzzicandoci con curiosità ( non sapevo che le due isole Grande Diomede e Piccola Diomede, la prima Russa e la seconda Statunitense fossero distanti 5 km. e … 21 ore – nel mare in mezzo tra loro passa la linea del cambiamento di data; oppure mi era sconosciuta l’esistenza di Whittier in Alaska, una città che è formata da un unico condominio) Mian elabora diverse tesi e affronta diverse tematiche. Il cuore del suo ragionamento è che l’Artico diventa centrale nel grande gioco geopolitico per interessi commerciali e di approvvigionamento di risorse minerali e ittiche.

E’ una tesi che può essere considerata controversa perché ci sono altri studiosi che ritengono che la consolidata definizione dei confini, i costi per l’estrazione delle materie prime e le difficoltà climatiche per l’utilizzo delle nuove rotte rendono l’Artico meno centrale nelle relazioni commerciali e nel confronto tra le potenze, perlomeno negli anni più prossimi.

Il dibattito delle idee non scalfisce la suggestione per le valutazioni riportate nel libro corroborate dalle indagini sul posto.

Rimane, oltre alle valutazioni strategiche e geopolitiche su come le nazioni (Russia in primis) si stanno preparando per affrontare la sfida che viene posta dai cambiamenti climatici (che per l’estrema connessione delle correnti marine e atmosferiche ci interessa molto più di quanto ora pensiamo indipendentemente dalle rotte delle navi commerciali), rimane scrivevo l’afflato umano con popolazioni autoctone che spesso sembrano spaesate tra miraggi di arricchimenti repentini (con la vendita di territori e le royalties per le concessioni) e perdita di senso della propria storia e tradizioni (vedi l’incremento di suicidi tra i giovani inuit della Groenlandia)

Troviamo la trasposizione sul territorio, nella vita reale, delle elaborazioni per scenari scritte dall’IPCC nelle Raccomandazioni per Decisori Politici, segno anche questo che formulazioni che sembrano astruse perché scritte con un linguaggio tecnico lontano dal nostro parlare quotidiano sono in realtà rappresentazioni vere e concrete di vicende che toccano la vita delle persone, e quindi il merito di Mian è anche quello di dare un nome se non un volto a queste vicende.

Alla fine, un libro da leggere, sui cui ragionare anche in modo dialogico.