lunedì 30 aprile 2018

Parag Khanna _ CONNECTOGRAPHY

CONNECTOGRAPHY: LE MAPPE DEL FUTURO ORDINE MONDIALE _ Parag Khanna
“Supply Chain ”: Un sistema di organizzazioni, persone, attività, informazioni e risorse coinvolte nel processo atto a trasferire o fornire un prodotto o un servizio dal fornitore al cliente.

Questo processo, come già detto molto articolato e complesso, comincia con le materie prime, continua con la realizzazione del prodotto finito e la sua gestione di magazzino, e termina con la fornitura del prodotto finale al cliente. L’intero iter è diviso in vari step, e in ogni step sono coinvolte diverse figure professionali.
- questa definizione è presa dal sito www.bucap.it

E' importante avere presente questa definizione nella lettura del libro di Khanna, sia perchpè è la pietra angolare di tutto il suo ragionamento, sia perchè, forse considerando “catena di distribuzione” un po' plebeo, il traduttore non ha mai tradotto quelle due parole, a cui si accompagnano diverse apposizioni, da mondo, a informatica a finanza ecc.

Khanna inizia il capito dei ringraziamenti (10 pagine), scrivendo: “Quando si scrive un libro che tocca praticamente tutto...” Ecco, è proprio la sensazione che ho avuto io chiudendo, forse più confuso di quando l'ho iniziato, la poderosa opera di 540 pagine: ha toccato proprio tutto, ma lo doveva fare in un solo libro?

Intendiamoci, è un libro entusiasmante, si fa fatica a smettere di leggerlo e a posarlo per le incombenze quotidiane. Apre orizzonti vastissimi, soprattutto per una persona di media cultura e ristretti visioni come me. Suggerisce nuovi punti di vista delle vicende del mondo, mostra, appunto, connessioni, consente di comprendere gli eventi non limitandosi all'evento stesso, ma collocandolo in un movimento composito di cause ed effetti.

Credo opportuno, per apprezzare la contemporaneità dell'argomento, che la connessione (connettere le menti, creare il futuro) è il tema dell'Expo di Dubai 2020 (Dubai, secondo Khanna, sarà la città del futuro, soppiantando Londra e New York – e secondo Khanna le città saranno il motore dello sviluppo globale futuro).

Riconsegno questo libro a un Sistema Bibliotecario ma subito lo prenoto da un altro, perchè la prima volta l'ho letto con frenesia, ora voglio rileggerlo con calma, cercando di approfondire e chiarire gli aspetti critici che l'ottimista Khanna tralascia (egli vede nella globalizzazione un processo che è utile per uscire dalla povertà, sul medio periodo – o lungo – ma appare piuttosto indifferente alla vita, che è unica e irripetibile, di ogni singola persona, quindi una tragedia come il crollo del Rana Plaza a Dakha (che pure cita nel libro almeno 4/5 volte) consentirà di migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza nel futuro, ma viene, ho la sensazione, vissuta come un passaggio inevitabile e necessario nel procedere del supply chain world. Però quelle 1.135 vittime non risorgono.

Ho scritto molto dicendo poco di questo libro, ma non nascondo di aver la sensazione di carenza di ossigeno di fronte alla massa di dati e connessioni che inanella pagina dopo pagina (a volte mi sono divertito a cercare su google earth i porti o le città che citava). Banalmente credo sia un libro da leggere e da discutere. Possibilmente davanti a un planisfero.

domenica 29 aprile 2018

Frank Tétart_ IL MONDO NEL 2018 IN 200 MAPPE

Frank Tétart_ IL MONDO NEL 2018 IN 200 MAPPE
Un altro ottimo libro della Biblioteca Universale di Storia -Atlanti.
Come altri della collana che ho potuto leggere, anche questo libro affronta con tono divulgativo ma con precisione e accuratezza apprezzabile l'argomento scelto. Niente poco di meno che "il mondo" fotografato con una istantanea globale. Lo Stato del Mondo o l'annuario dell'anno sono argomenti affrontati bene anche da altre pubblicazioni. Il pregio di questa è di rendere argomenti complessi e difficilmente contestualizzabili da una persona media come sono io, in qualcosa di percepibile e comprensibile. Aiuta questo passaggio l'utilizzo di mappe che rendono concreti i ragionamenti peraltro espressi con sintesi pragmatica, indirizzata all'evidenza del fatto piuttosto che al giudizio politico o ideologico.
Per chi studia le questioni geopolitiche nei diversi accessi l'argomentare dell'autore potrebbe risultare eccessivamente semplicistico, ma credo che lo scopo di questa collana sia quello di una educazione permanente popolare, e a mio avviso coglie perfettamente nel segno.
Aiuta la suddivisione chiara degli argomenti trattati, cinque macro capitoli suddivisi in diversi sottocapitoli, e anche la compatezza del libro  (sotto le 200 pagine).
Le mappe sono a mio avviso il valore aggiunto nell'accompagnare il lettore in ogni argomento trattato.
Libro letto con gusto e passione. Assolutamente consigliato
Un simpatico errore ortografico proprio in copertina. Capita.

sabato 14 aprile 2018

ARTICO la battaglia per il grande Nord - Marzio G. Mian

ARTICO la battaglia per il grande Nord - Marzio G. Mian
ARTICO la battaglia per il grande Nord - Marzio G. Mian
Per una concatenazione un po' casuale di eventi l'Artico è entrato prepotentemente nelle mie letture. Per un appassionato del Nord che trascina generalmente la moglie in ferie "con il piumino" (e quando le promette il Sud la porta nella Terra del Fuoco) dovrebbe essere normale, no? Ma l'Artico che è balzato al centro dei miei interessi geopolitici (mamma mia che parolona, diciamo dei libri che leggo) è un po' destabilizzante. E' un Artico modificato dall'immaginario che mi ha sempre accompagnato, molto meno bucolico (anche nella sua durezza e drammaticità), molto meno ghiacciato, molto meno armonico. E' un Artico che proprio in conseguenza del cambiamento climatico sta diventando ( meno ghiacciato, più transitabile) preda di interessi economici e politici delle nazioni che si affacciano ad esso, e delle nazioni che, in qualche modo, cercano di avere una parola (e un ricavo) in merito (la Cina, tanto per non smentirsi). Ci sono vittime in questa corsa ai tesori dell'Artico ( non sono solo in Africa le vittime della avidità) e sono, anche in questo caso per non smentirsi, soprattutto la natura (in senso ampio) e le popolazioni indigene (ci dice Mian che la Groenlandia è falcidiata da suicidi giovanili tra gli Inuit). Questo libro, per quanto schierato e con una tesi ben definita sì da richiedere una controprova con qualche altra lettura (e che scade un po' nella banalizzazione nell'ultimo capitolo, senza pregiudicare il giudizio positivo complessivo), di Mian ci racconta con passione e partecipazione le vicende Artiche e le lotte palesi o nascoste, evidenti o potenziali, che si giocano su quella parte ancora un po' misteriosa del mondo. E' un libro che si legge con interesse, partecipazione, scoramento, tristezza. Ma lo si legge senza riuscire a posarlo, avvincente come solo un racconto del mondo che supera la disturbante superficialità della comunicazione mediatica abituale riesce a fare. Lascia la sensazione che si sta perdendo un paradiso, anche solo sognato o immaginato, ma ci si pone anche la domanda se ha senso che pensiamo di consumare ai nostri ritmi obbligando chi ha le ricchezze sotto i piedi a non sfruttarle perchè noi possiamo rigenerarci per 15 giorni all'anno. In realtà il problema è ovviamente più grave e più drammatico nelle conseguenze, incidente sull'ecosistema generale (la modifica del clima in Artico la si paga in tutto il mondo - per esempio può incidere sulla Corrente del Golfo). Sta venendo un po' lungo come parere. Sintetizzando il mio è un invito a leggere il libro e a cercare, come proverò a fare io stesso, a confrontarlo con altri testi per capire meglio se Mian cerca di provare la sua tesi (con il rischio di usare solo gli argomenti a favore) o se aver messo in fila le sue indagini in modo laico l'abbiano portato a elaborare i suoi giudizi.

giovedì 12 aprile 2018

Tim Marshall LE 10 MAPPE CHE SPIEGANO IL MONDO

Tim Marshall LE 10 MAPPE CHE SPIEGANO IL MONDO

Questo è assolutamente uno dei migliori libri che mi è capitato di leggere ultimamente. Appassionante, interessante, avvincente. Un percorso che accompagna alla decrittazione del mondo e delle vicende partendo dalla Geografia. 
La Geografia, scrive Marshall, è sempre stata una specie di prigione- una prigione che definisce ciò che è o può essere una nazione, e da cui i leader mondiali hanno spesso faticato ad evadere.
Marshall, con tono assertivo e disincantata sottile ironia direi anglosassone, illustra le dinamiche della evoluzione storico/politica e le motivazioni che muovono (anche, non solo ovviamente) le nazioni nelle relazioni reciproche. Le scelte vengono fatte dai leader, i popoli rimangono sullo sfondo nelle sue ricostruzioni storiche. Questo è in controtendenza con le mie idee di partecipazione popolare, ma questa contraddizione che mette in dubbio e mi destabilizza nelle convinzioni, è una delle caratteristiche che mi ha più stuzzicato e stimolato la mia curiosità.
Tra tutti i capitoli, come si evince dal titolo 10, uno in particolare mi ha colpito profondamente. Bene o male, pur nella mia disarmante ignoranza, le tematiche affrontate per i capitoli (Russia, Cina, Stati Uniti, Europa Occidentale, Africa, Medio Oriente, India e Pakistan, Corea e Giappone, America Latina) pur fornendomi una messe di nuove conoscenze immensa, non mi giungevano nuove, mi raccontavano meglio e più approfonditamente qualcosa che giaceva nelle caverne del mio cervello. Il capitolo che mi ha aperto un mondo è stato quello sull'Artide. Forse la coincidenza dell'inizio della lettura di un altro libro che tratta dell'Artico ( Mian: Artico, la battaglia per il grande Nord), forse il fatto che avevo colpevolmente ignorato la geopolitica del Nord, sostenuta e stimolata dai cambiamenti climatici, ma questo capitolo mi ha entusiasmato (e preoccupato). Una grande libro, da leggere assolutamente. 




mercoledì 11 aprile 2018

JACQUES ATTALI: FINALMENTE DOPODOMANI

JACQUES ATTALI: FINALMENTE DOPODOMANI (breve storia dei prossimi venti anni) -Ponte alle Grazie

La tesi di Attali, in sintesi, è questa: il genere umano si è avviato verso un futuro che fa prevedere una enorme crisi distruttiva. La causa è il prevalere dell'egoismo e dell'avidità che favorisce pochi contro i moltissimi. Per bloccare questa china distruttiva, per raddrizzare il piano inclinato sul quale stiamo scivolando tutti, occorre mutare i paradigmi che regolano le relazioni e passare dalla avidità e l'egoismo alla generosità e all'altruismo. Ma, non ci si sbagli, non si deve scegliere generosità e altruismo perché si è, o si deve essere, buoni, ma per intelligenza e per interesse.
Cito: "Per raggiungere questo obiettivo è innanzitutto necessario comprendere che la felicità altrui è più utile per noi della disperazione, che per organizzare il mondo il mercato non basta, che la democrazia limitata al territorio nazionale non sarà presto nient'altro che un simulacro e che la dittatura del presente perverte entrambe, mercato e democrazia. Oltre a ciò dobbiamo anche imparare a canalizzare la rabbia verso l'altruismo e non verso la collera, realizzare che la cooperazione vale di più della competizione, che l'umanità è una sola e che da questo deriva la necessità di accedere a un livello superiore dell'etica e dell'organizzazione politica dell'umanità".
Per sostenere questa tesi, tanto banalmente vera quanto incredibilmente negletta dai più, Attali sale in cattedra e ci impartisce una lezione con tono altero e saccenteria poco amichevole. Anche lo stile del libro, un discorso che vuole ammanire a noi lettori una doccia scozzese alternando pagine di dati positivi a pagine piene di dati e prospettive negative, trattandoci un po' come bambini, non aiuta ad essere empatici con l'autore. Attali dà sfoggio di una erudizione e una conoscenza di statistiche, indici e dati che a noi comuni mortali appare infinita ma che con un buon ufficio studi a disposizione può essere più semplice avere. Ma queste pecche non tolgono valore al messaggio forte, che ho voluto mettere in capo a queste brevi note, che sarà ovviamente ignorato. Ne consegue che le previsioni di Attali, non verificabili se non a posteriori, non possono essere escluse a priori. E questo non è bello.

martedì 10 aprile 2018

THIERRY SANJUAN - LA CINA IN 100 MAPPE - bus

THIERRY SANJUAN - LA CINA IN 100 MAPPE - bus (biblioteca universale di storia)
Spiegare la Cina in poco più di 150 pagine non è forse un azzardo? Probabilmente dipende dall'obiettivo. Io ho l'impressione, ma da neofita e ignorante, che Sanjuan si sia posto un obiettivo molto chiaro: attraverso le 100 mappe promesse raccontare in modo sintetico, un po' asettico, razionale, la realtà di questo grande Paese in profonda continua trasformazione, attore così importante negli equilibri geopolitici ed economici del globo, e ci sia riuscito.
Dalla lettura di questo libro la conoscenza della Cina è sicuramente aumentata (beh, ci voleva poco diranno i mie molto meno di 25 lettori), è maggiormente contestualizzata, è più chiara a livello iconografico (ah, le mappe!), mi consente di collegare eventi o informazioni che coinvolgono l'ormai rosso impero anche indirettamente.
Mi piace lo stile pacato e analitico con il quale l'autore in modo settoriale i vari aspetti, raccontandoli e inserendoli in un contesto, offrendoli al lettore come strumento di comprensione più che di giudizio.
Trovo i libri di questa BUS (Biblioteca Universale di Storia) e in particolare la serie "...in 100 mappe" molto stimolante e interessante. #consigliato

giovedì 5 aprile 2018

FINALMENTE DOPODOMANI! di Jacques Attali

FINALMENTE DOPODOMANI!  di Jacques Attali
un libro che non mi convince per ora, ma insisto.

pag. 27 "IL RAFFORZARSI DELLA DEMOCRAZIA. Negli ultimi cinquant'anni il numero di paesi usciti dalla dittatura è considerevolmente  aumentato in Europa orientale, Asia, Africa e America Latina. Un gran numero di istituzioni e ONG controllano oggi, ovunque nel mondo, la correttezza delle elezioni, la libertà di stampa e il rispetto dei diritti dei partiti. Sono sempre meno le violazioni dei diritti umani che sfuggono al controllo delle ONG specializzate come Amnesty International  (...)"
pag 56 "LA DEMOCRAZIA ARRETRA. La diffusione della democrazia nel mondo si sta fermando, o addirittura arretrando anche laddove formalmente vigono sistemi democratici. IL mercato è progressivamente diventato il vero sovrano del pianeta e tiene in pugno tanto gli elettori, trasformati in meri consumatori, tanto le élite politiche, considerate ormai alla stregua di dipendenti di un'azienda. (...) E così, dopo dieci anni di espansione, la democrazia oggi sta arretrando,e il regime democratico non è più maggioritario nel mondo. Infatti, attualmente solo il 40% della popolazione mondiale vive in una democrazia. I due peggioramenti più lampanti riguardano la diminuzione della libertà d'espressione e l'indebolimento dello stato di diritto. (...) Tanto che è stato coniato il termine <democratura > proprio per definire questi regimi che della democrazia hanno ormai solo l'apparenza e sono invece governate in modo criptodittatoriale"

E' contraddizione questa, di Attali? Non so e non credo. Ritengo piuttosto due cose, la prima che (appare poco perchè ho voluto estrapolare poche righe) in realtà Attali confronti due aspetti non esattamente combacianti, nel caso positivo in realtà illustra più forma e apparenza che sostanza, nel caso positivo invece, e purtroppo, racconta nel dettaglio maggiormente la realtà concreta; la seconda cosa è che questa apparente contraddizione, questo raccontare (non solo riguardo la democrazia) una specie di mondo "Giano Bifronte) sia un artificio retorico che deve preparare a quello che mi aspetto essere il "terzo tempo", ovvero le sue proposte e le soluzioni che ci offre. Devo dire che, pur continuando a leggere il libro, questo stile un po' "spettacolare" non mi entusiasma. Però ci sono altri motivi di profondo interesse, per ora di analisi statistica, in questo libro che motivano la prosecuzione della lettura.



mercoledì 4 aprile 2018

CHI CONTROLLA I DATI CONTROLLA IL LEARNER_ L'algoritmo definitivo di Pedro Domingos

CHI CONTROLLA I DATI CONTROLLA IL LEARNER_ L'algoritmo definitivo di Pedro Domingos

"Ma soprattutto, dovremmo preoccuparci di cosa potrebbe fare l'Algoritmo Definitivo se cadesse nelle mani sbagliate. La prima linea di difesa consiste nell'assicurarsi che i buoni ci arrivino per primi, o quanto meno, se non è chiaro chi sono i buoni, nel garantire che sia open source. La seconda è capire che per quanto un algoritmo di apprendimento possa essere ben fatto, la sua qualità non è mai superiore a quella DEI DATI  che gli vengono forniti. CHI CONTROLLA I DATI CONTROLLA IL LEARNER. La reazione giusta alla digitalizzazione delle nostre vite non dovrebbe essere la fuga in una baita di legno sperduta nei boschi - anche quelle, ormai, sono piene di sensori-  MA LA VOLONTA' TENACE DI MANTENERE IL CONTROLLO DEI DATI che riteniamo importanti. Non c'è niente di male ad avere un consigliere digitale che trova per noi ciò che cerchiamo; se  non ci fosse, ci sentiremmo persi. Molte delle battaglie del XXI secolo SARANNO COMBATTUTE PER IL CONTROLLO DEI DATI e della proprietà dei modelli che ne derivano, e i contendenti saranno i governi, le multinazionali, i sindacati e gli individui. In ogni caso, ABBIAMO LA RESPONSABILITA' MORALE DI CONDIVIDERE I DATI per il bene comune. Il machine learning, da solo, non curerà il cancro; saranno i pazienti a farlo, condividendo i propri dati a vantaggio di chi si ammalerà dopo di loro."

Insomma dobbiamo
1. mantenere il controllo dei dati
2. condividere i dati
3. contendere il controllo a governi e multinazionali.
4. con la condivisione dei dati non si manipoleranno le elezioni, non si suggestionerà l'opinione pubblica, non si riscriverà la realtà e la storia, ma si curerà il cancro.
Posso dire che vedo qualche contraddizione?

lunedì 2 aprile 2018

LA MORTE. A MODO SUO

LA MORTE. A MODO SUO
Gianfranco Ravasi: Breviario ( Domenica Sole 24 Ore 19.2.17)
(ritrovato durante uno dei disperati e perdenti tentativi di eliminare un po' di carta che mi circonda)

A MODO SUO
[ "La Morte è sempre la stessa,
ma ogni uomo
muore a modo suo"
(...) abbiamo scelto una frase severa desunta dall'ultimo romanzo della McCullers, Orologio senza lancette, del 1961. La scrittrice ci costringe a riflettere su un tema che è esorcizzato dalla cultura attuale ma che ininterrottamente rientra dalla finestra dello schermo televisivo e dei videogiochi o del computer. E' la morte, fenomeno sempre uguale e scontato per noi creature imprigionate nella gabbia del tempo, eppure sempre inatteso e originale, spesso ben diverso da come lo si è pensato. Esso è, comunque, sempre indescrivibile perché personale, unico e definitivo. Ecco, allora, la necessità di prepararsi a questo evento irripetibile con una vita piena e feconda.]