mercoledì 22 novembre 2017

ENERGIA. PAGARE DI PIU' PER BENEFICI COMUNI?

ENERGIA. PAGARE DI PIU' PER BENEFICI COMUNI?

Alberto Clò - "ENERGIA E CLIMA- L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA"

"... triplice la conclusione che può trarsi da quanto detto. In primo luogo, il valore inestimabile che l'energia ha avuto e ha nello sviluppo  e nel benessere sociale anche nelle componenti non misurabili delle società antiche e di quella moderna, fattore che non esime dall'obbligo di farne l'uso più accorto.
In secondo luogo, la stretta correlazione sempre intervenuta tra il succedersi delle tecnologie -si trattasse dell'avvento della elettricità o dell'ingegneria della combustione interna- e il drastico calo dei prezzi reali dell'energia associato a una migliore qualità dei servizi da essa forniti. In terzo luogo, a partire dalla rivoluzione industriale al crescita è stata massimamente trainata dall'aumento dello stock di capitale consentito da una crescente offerta di servizi energetici a prezzi calanti col ricorso all'impiego delle fonti fossili
L'interrogativo, volgendo lo sguardo al futuro, è se il circuito virtuoso che le passate transizioni avevano consentito possa confermarsi - senza escludere che abbia a migliorare- nel passaggio a nuove tecnologie low-carbon preferito non per una loro maggiore convenienza economica ma per il contribuito che possono fornire alla riduzione delle emissioni inquinanti. Una transizione che potrebbe non comportare come in passato minori costi e migliore qualità dei servizi rispetto a quanto consentito dalle risorse fossili che si vanno a sostituire. I consumatori, in altri termini, potrebbero non avvertire nel breve periodo benefici che andranno invece a vantaggio dell'intera collettività nel lungo periodo, per il miglioramento che ne dovrebbe conseguire sullo stato di salute del Pianeta. Un gioco comunque non a somma zero."

martedì 21 novembre 2017

IT-ENTI "L'infosfera sta progressivamente assorbendo ogni altro spazio"

IT-ENTI _"L'infosfera sta progressivamente assorbendo ogni altro spazio"
Luciano Floridi " LA RIVOLUZIONE DELL'INFORMAZIONE"

Per dirlo in modo enfatico: "L'infosfera sta progressivamente assorbendo ogni altro spazio". In uno scenario futuro sempre più vicino, un numero crescente di soggetti sarà costituito da "IT-enti" (enti che incorporano tecnologia dell'informazione) capaci di apprendere, dare avvertimenti e comunicare tra loro.
Un buon esempio (ma non l'unico) è offerto dai tag RFID (radio frequency identification), che possono immagazzinare e reperire, a distanza, dati da altri oggetti e conferire loro un'identità unica, come un codice a barre. I tag possono misurare 0,4 mm e sono più sottili della carta. E' sufficiente incorporare questo piccolo microchip in qualsiasi oggetto, inclusi esseri umani e animali, per creare IT-enti. Non si tratta di fantascienza. Secondo un rapporto della società di ricerche di mercato IN-Stat, la produzione mondiale di RFID è aumentata di più di venticinque volte tra il 2005 e il 2010 e raggiungerà il numero di 33 miliardi. Immaginiamo di collegare insieme questi 33 miliardi di IT-enti con le centinaia di milioni di computer, lettori DVD, iPod, iPad e altri dispositivi ITC disponibili e ci renderemo conto immediatamente che l'infosfera non è più là ma qui ed è qui per restarci. Le vostre Nike e i vostri iPod possono comunicare tra di loro già da tempo.
Oggi le generazioni meno giovani considerano ancora lo spazio dell'informazione come qualcosa in cui si entra (login) e da cui si esce (logout). la nostra visione del mondo ( la nostra metafisica) è ancora moderna o newtoniana: è costituita da automobili, edifici, mobili, abiti e tanti altri oggetti "morti", non interattivi, che non rispondono e sono incapaci di comunicare, apprendere o memorizzare.
Nelle società avanzate dell'informazione, ciò che oggi sperimentiamo come mondo offline è destinato a diventare un ambiente totalmente interattivo e più capace  di rispondere, costituito da processi informativi A2A (anything to anything), wireless, pervasivi e distribuiti, che operano A4A (anywhere for anytime) in tempo reale. Questo mondo ci inviterà prima, gentilmente, a comprenderlo come qualcosa di a-live (artificialmente vivo). Quindi , in maniera paradossale, tale "animazione" del mondo renderà il nostro sguardo più simile a quello delle culture pretecnologiche che interpretavano ogni aspetto della natura come mosso da forze teleologiche.

venerdì 17 novembre 2017

GUARDIAMO ALLE SITUAZIONI COME SONO IN RAPPORTO A NOI STESSI

GUARDIAMO ALLE SITUAZIONI COME SONO IN RAPPORTO A NOI STESSI

Piero Amerio. "VIVERE INSIEME- Comunità e relazioni nella società globale"

"Nella nostra attività pratica, infatti, noi (individui  e/o gruppi) guardiamo alle situazioni non solo come queste cose sono, ma come sono in rapporto a noi stessi, se utili o dannose, se affrontabili con tranquillità  oppure no, se sicure o pericolose. E' quindi una conoscenza di tipo valutativo ( una valutazione sovente intessuta di emozioni, di preconcetti e pregiudizi, di valori tradizionali assorbiti dall'ambiente di vita) nella quale l'altro occupa un ruolo particolare, dovuto al fatto che pur non essendo me è uno come me: uno cioè che occupa uno spazio non solo fisico ma umano ( cioè sociocognitivo e oggettivo) che del mio spazio viene a costituire una delimitazione, talvolta da ma pienamente riconosciuta e accettata, e talvolta no. Ed è in questo secondo caso che la costruzione reciproca dell'uno con l'altro si sbilancia, perchè lo spazio altrui viene percepito come una limitazione del mio, dando  luogo a varie reazioni che dalla difesa possono andare sino all'offesa, all'inferiorizzazione, all'impossessamento. Sin troppo note sono le operazioni che nel corso della storia umana, ieri come oggi, hanno fatto dell'altro un nemico, un pericolo, un essere da emarginare o sfruttare , al di là di ogni riconoscimento paritario"

RIDURRE LA SINGOLARITA' DELLE PERSONE

RIDURRE LA SINGOLARITA' DELLE PERSONE
Piero Amerio "VIVERE INSIEME- Comunità e relazioni nella società globale"

...un vero e proprio "atteggiamento di rifiuto e di ostilità", suscettibile di attivarsi in azioni concrete dirette a inferiorizzare ed escludere gli altri (individui e gruppi). Un'attivazione che soprattutto può prodursi quando, entrando in rapporto con noi, l'altra categoria viene a costituirsi come un outgroup rispetto al nostro ingroup. In tale situazione, infatti, accanto al meccanismo mentale che tende a restringere le differenze all'interno delle singole categorie (e quindi a ridurre la singolarità delle persone) e ad allargare le differenze tra le categorie ( esaltando quindi le caratteristiche di ciascuna), entra in funzione anche quell'etnocentrismo da tempo noto come al tendenza di un gruppo (tribù, nazione, comunità) a considerarsi al centro di un universo sociale,e a valutare gli altri gruppi in base ai propri valori, alla propria religione, alla propria morale, ai propri usi e costumi...

- due note mie su queste interessanti considerazioni: la prima è che, al netto della triste deriva identitaria e sovranista che sta ammorbando il sentire culturale e politico di buona parte dell'Europa, proprio l'Europa del secondo dopoguerra, a mio avviso, è stata lo spicchio di mondo dove si era più liberi da questo "atteggiamento di rifiuto e di ostilità". Un plus valoriale che forse ha bisogno di correzioni da eccessi, ma che sarebbe un peccato perdere; secondo che essere liberi da queste derive non vuol dire non avere coscienza, consapevolezza e orgoglio delle proprie radici e delle proprie specificità culturali e politiche, bensì far forza sulle proprie caratteristiche, sempre evolvibili, per confrontarsi liberamente con "le altre categorie"

giovedì 16 novembre 2017

CARO DE CATALDO, UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO

CARO DE CATALDO, UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO

Giancarlo De Cataldo sull’approvazione della legge che rende “il canto degli Italiani” (Inno di Mameli) “INNO NAZIONALE”, scrive (su la Repubblica):

“In altri contesti, all’originale “siam pronti alla morte” si sostituisce un “ siam pronti alla vita” che dovrebbe trasmettere un messaggio ottimistico e rassicurante. Come quando nel finale di Cappuccetto Rosso il lupo cattivo diventa vegano o quello che ti sta licenziando ti dice sorridendo <considerala un’opportunità>”

Che dire? Solo: caro De Cataldo, “un bel tacer non fu mai scritto”. E’ sempre un rischio discettare pomposamente di questioni che non si conoscono bene o che non si sono capite. La brutta figura è sempre in agguato.

lunedì 13 novembre 2017

UNA MACCHIA INDELEBILE (E PER LO PIU' NASCOSTA)

UNA MACCHIA INDELEBILE (E PER LO PIU' NASCOSTA)

Non ho mai letto molto della avventura coloniale in Etiopia condotta dallo Stato fascista. Anche se si tende a parlarne molto poco, e meno a fare i conti con quel periodo (con la scusa che è colpa del fascismo), qualcosa conoscevo. Ma la letture di questo libro: "IN TERRA D'AFRICA. GLI ITALIANI CHE COLONIZZARONO L'IMPERO", di Emanuele Ertola lascia una amara sensazione che non si possa addebitare unicamente al fascismo le brutture di cui si macchiò la nostra nazione, intesa come popolo e non solo come vertici statuali.

Forse un approfondimento di storiografia sullo stile della "nouvelle histoire" francese negli anni scolastici su queste vicende aiuterebbe a conoscere meglio e a conoscerci meglio. Se già lo si fa, in attesa di vederne gli effetti, bene.

Copio un piccolo e breve paragrafo di questo libro, che merita di essere letto, perchè l'ho trovato, in modo involontariamente ironico, estremamente adeguato all'Italia di oggi e a noi italiani di oggi

"OPINIONE POPOLARE NELL'IMPERO

Abbiamo visto come la partecipazione diretta alle iniziative del partito fascista non comportasse automaticamente la totale adesione politica dei coloni a quest'ultimo, e, anzi, andando oltre i proclami ufficiali dei vari megafoni di regime, si inizia ad intravedere una situazione ben più sfaccettata. Scavare più a fondo implica innanzitutto, come già accennato, un superamento della dicotomia consenso/dissenso che, troppo netta, non lascia spazio alla zona grigia fatta di atteggiamento ambivalenti che variano nel tempo, influenzati dall'esperienza quotidiana: quella che Corner definisce "reazione mista" della popolazione italiana, ben disposta verso alcuni aspetti del fascismo, sensibile a determinate promesse e consapevole di avere opportunità di benefici solo all'interno del regime, ed allo stesso tempo aspramente ostile -soprattutto in alcune contingenze - alle gerarchie locali"
( la Casta??? mia domanda)

mercoledì 8 novembre 2017

E' PROPRIO COSI'!

E' PROPRIO COSI'!

Scrive oggi Calabresi su "la Repubblica"

Stiamo assistendo ad uno spettacolo che non conquista i cuori e nemmeno le menti, ma spinge l'elettorato progressista verso l'astensione e il disgusto.

E' proprio così, senza dubbio alcuno.

giovedì 2 novembre 2017

FRANCESCO: LE PERSONE HANNO VOLTI

FRANCESCO: LE PERSONE HANNO VOLTI

Devo ringraziare Scalfari per averne fatto motivo di un articolo su Repubblica, altrimenti questo discorso di Papa Francesco alla conferenza "(Re)thinking Europe" mi sarebbe sfuggito.
Invece incuriosito sono andato sul sito della Santa Sede dove facilmente ho potuto scaricare e leggere con piacere emotivo e intellettuale queste poche ma dense pagine.
Voglio solo trascrivere un breve paragrafo, tra i più significativi (che riprende con un filo rosso mai interrotto i concetti della Laudato Si')

"Il primo,e forse più grande, contributo che i cristiani (intervengo con una mia nota: l'umanesimo di J.M.Bergoglio lo rende interprete universale, quindi aggiungo: non solo dei cristiani) possono portare all'Europa di oggi è ricordarle che essa non è una raccolta di numeri o di istituzioni, ma è fatta di persone. Purtroppo, si nota come spesso qualunque dibattito si riduca facilmente ad una discussione di cifre. Non ci sono i cittadini, ci sono i voti. Non ci sono i migranti, ci sono le quote. Non ci sono i lavoratori, ci sono gli indicatori economici. Non ci sono i poveri, ci sono le soglie di povertà. Il concreto della persona umana è così ridotto ad un principio astratto, più comodo e tranquillizzante. Se ne comprende la ragione: le persone hanno  volti, ci obbligano ad una responsabilità reale, fattiva, "personale"; le cifre ci occupano con ragionamenti, anche utili ed importanti, ma rimarranno sempre senz'anima. Ci offrono l'alibi di un disimpegno, perché non ci toccano mai nella carne."

ENRICO BERLINGUER

ENRICO BERLINGUER
Leggo questa annotazione, per me inedita, nel bel libro di Pierpaolo Farina su Enrico Berlinguer: "CASA PER CASA, STRADA PER STRADA".
Non posso dire che mi stupisca, per la mia stima verso Enrico Berlinguer e per la mia considerazione dei suoi avversari politici, però devo dire che è una conferma che mi riempie di un nostalgico piacere.
"Eppure, nonostante i fischi, la guerra inaugurata all’interno del partito e le avversità storiche del momento, Enrico Berlinguer non arretrò mai di un centimetro rispetto alle proprie posizioni di coerenza e intransigenza morale e ideale. E a riprova della sua onestà personale, a parte gli innumerevoli episodi di vita quotidiana raccontati da chi gli è stato accanto per anni, c’è un fatto ben preciso, che molti omettono di ricordare quando affrontano l’argomento: Bettino Craxi fece spiare dal SISDE Enrico Berlinguer. Non era l’unico, per carità, era in buona compagnia con CIA e KGB che lo vedevano come il fumo negli occhi. Eppure, come riportarono il 6 ottobre 1995 i giornalisti Piero Colaprico e Luca Fazzo su la Repubblica,8 «il segretario del Partito comunista morto nel 1984 era “ascoltato” e pedinato. I suoi spostamenti – come gli incontri con compagni di partito e leader politici – erano addirittura fotografati e filmati. “Clienti fissi” degli spioni di casa nostra anche i più stretti collaboratori di Berlinguer, Ugo Pecchioli, Antonio Tatò, Adalberto Minucci. È la più clamorosa delle sorprese riservate dalla perquisizione nello studio di via Boezio di Bettino Craxi. Si dovrà ora chiarire perché quei dossier – migliaia, pare – fossero rubricati con cura nell’archivio del già leader socialista e presidente del Consiglio». Il perché non fu mai chiarito, nemmeno dal diretto interessato. Una cosa è certa: di quei dossier il leader socialista non se ne poté mai fare nulla. Se fosse emersa anche la più piccola irregolarità a carico di Berlinguer, la stampa, tutta, gli avrebbe dato addosso, con il gusto diabolico tipico di chi non aspetta altro per dare il via a quella che in tempi recenti è stata definita “la macchina del fango”. Lo avrebbero demolito, fatto a pezzi: nessuno, in vita, ci riuscì."