sabato 7 gennaio 2023

GABRIELE NISSIM: AUSCHWITZ NON FINISCE MAI. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi.



GABRIELE NISSIM: AUSCHWITZ NON FINISCE MAI. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi.

Per presentare quest'ultima opera di Gabriele Nissim, fondatore e presidente di GARIWO creatrice del Giardino dei Giusti a Milano, sarebbe stato sufficiente linkare una delle molte autorevoli recensioni che posso trovare sul sito web della associazione.

Queste mie parole non aggiungono nulla a quanto è stato detto di interessante a proposito di questo libro. Perché allora scriverne?

Perché è un libro bello, interessante, avvincente, stuzzicante e stimolante, oltre che fonte di conoscenza? Sì. Ma non solo.

E' la base di partenza del lettore e non dello scrittore che motiva questa scelta di condividere qualche pensiero sul libro

Bejski, Lemkin, la definizione della parola “genocidio”.

Quante novità mi si palesano nel corso della lettura.

La vastità non misurabile della mia ignoranza, pur giunto in tarda età, non mi stupisce ma, soprendentemente, neppure mi avvilisce. La vivo come una opportunità. Come un esploratore che mosso dalla curiosità non si stanca di fare un passo in più, di scoprire cose nuove, di apprendere.

Devo ringraziare il lavoro che l'associazione Amici del gabbiano (della libreria Il gabbiano di Trezzo) promuove, di ricerca e di studio. Partecipando al lavoro di questa associazione sono coinvolto in questa attività di studio e ricerca per la restituzione pubblica a chi vuole condividere.

La scelta della associazione per il 2023 di approfondire la conoscenza dei Giusti tra le nazioni nell'ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria ci ha condotti a Gariwo, e di conseguenza a Nissim, e a cascata sul suo ultimo libro scritto, poi su libri di altri autori citati (per esempio Yehuda Bauer: Ripensare l'Olocausto, o Avraham Bug: Sconfiggere Hitler) e su altri libri scritti da Nissim stesso.

In “Auschwitz non finisce mai” Nissim parte da una domanda scomoda: sacralizzare il concetto di unicità della Shoah per non metterla mai in discussione per gli Ebrei è una trappola o un salvagente?

La Shoah ha caratteristiche di unicità ( come la decisa volontà di assassinare tutti gli ebrei in tutte le parti del mondo dove i nazisti avessero potuto dettare legge e avere il potere di farlo, per la sola colpa degli ebrei – citando la senatrice Segre- di essere nati), ma questo fatto non deve creare una gerarchia del dolore tra i genocidi che ci sono stati nella storia umani (prima e dopo la Shoah) o creare una separazione tra gli Ebrei e il resto della umanità

Cito: “il professor Yehuda Elkana ha scritto che dalla Shoah sono usciti due popoli. Una maggioranza che dice -questo non succederà più a noi-.Costoro monitorano costantemente l'antisemitismo nel mondo e le minacce nei confronti dello Stato ebraico. C'è invece una minoranza che dice – questo non succederà mai più- . Costoro ritengono che la prevenzione dell'odio e dei genocidi debba riguardare tutta l'umanità, non solo perché il male non colpisce soltanto gli ebrei ma perché gli ebrei fanno parte di tutta l'umanità.”

Non è un meccanismo esclusivo degli ebrei, appartiene ad altr popoli che hanno vissuto esperienze genocidarie, ma la vicenda della Shoah (e probabilmente l'essere Ebreo per Nissim) porta ad evidenziare questo rischio in particolare in questa occasione.

Mi sembra che si inscriva perfettamente in questo ragionamento inclusivo delle sofferenze della umanità e nella consapevolezza che la lotta contro i genocidi è una lotta comune, come illustrata nel libro, la vicenda di Gariwo che deriva dall'opera della commissione presso lo Yad Vashem per la creazione del giardino dei Giusti tra le Nazioni a Gerusalemme, soprattutto sotto la spinta di Moshe Bejski, ampliando tale risconosimento dalla memoria della Shoah a quella di tutte le persecuzioni.

In un certo senso naturalmente Nissim introduce nella seconda parte del libro la ricostruzione della figura di Raphael Lemkin (a me assolutamente sconosciuta prima della lettura di questo libro, come lo era la figura di Bejski), “inventore” del termine genocidio e fautore (con dedizione che suscita una grandissima ammirazione) della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio approvata nel 1948 all'ONU.

Credo di aver espresso con scarsa proprietà alcuni dei motivi per i quali credo che la opportunità di ascoltare e discutere con Gabriele Nissim a Trezzo il 19 gennaio in libreria Il gabbiano sia preziosa per il nostro ambito territoriale, e meriti di non essere persa.

Ma, indipendentemente dall'evento suggerito, questo libro è una lettura interessante e coinvolgente, scritta con passione, da leggere con curioso interesse.





venerdì 6 gennaio 2023

PAOLO GIORDANO. TASMANIA

 PAOLO GIORDANO. TASMANIA


Libro letto. Non so bene cosa scrivere. Mi aspettavo di più. Perché e cosa non saprei, non sono deluso ma neppure entusiasta. L'ho letto volentieri ma senza particolare trasporto, senza molta emozione. Ecco, direi che è uno specchio esatto di quanto mi ha trasmesso il libro, una storia di persone senza emozioni, non completamente apatiche ma neppure completamente vive, un po' polverose, un po' trascinate negli eventi, anche i personaggi meno piacevoli non brillano di negatività. Forse noi persone siamo così, forse è il nostro modo di vivacchiare questa vita. Forse le condizioni di benessere per essere nati dalla parte giusta del mondo e con il colore giusto della pelle ci consentono e ci condannano a vivacchiare. Non saprei. E' vero che la vita è un susseguirsi di azioni che se viste dalla luna potrebbero apparire senza un vero senso, ma in questo vivere costretto forse illudendoci troviamo piccoli attimi di felicità, per citare, mi sembra, un libro che voleva senza riuscirci molto essere divertente. O di commozione. Ecco forse alla fine il protagonista esce dal torpore trovando la risposta a perché scrive un libro sulla bomba atomica: "scrivo di ogni cosa che mi ha fatto piangere". Piangere è una delle rappresentazioni più umane che esistano.

Scrivevo che non ci sono personaggi che spiccano in questo libro. Non è vero. C'è un personaggio formidabile, ed è Lorenza, la moglie. L'ho trovata una figura umana straordinaria, e averla resa così, quasi tra le righe, senza calcare la mano in modo emozionale nella sua rappresentazione è a mio avviso un valore del libro di Giordano.

Dopo una operazione a un occhio (Paolo- è il nome del protagonista - aveva detto un tempo che scegliendo tra i cinque sensi avrebbe conservato l'udito, ma ora si ricrede, e ci sarebbe una discussione da fare sul significato della preferenza tra i due sensi) Lorenza gli dice "Non devi mai vergognarti con me. Mai. Perché nulla, assolutamente nulla di ciò che sei suscita la mia riprovazione" - e scusate la banalità ma questo è il senso della vita di coppia. Ho trovato questa frase il punto più alto del libro che pure contiene molte altre argute riflessioni.

Per esempio su come il discorso sui cambiamenti climatici non riesca a coinvolgerci veramente (e in questo caso penso a Elena Granata che verrà in libreria Il gabbiano a Trezzo a parlare della necessità di far innamorare anche i disattenti della cura dell'ambiente). 

Oppure di come la frase che pare scolpita nella pietra " I dati non mentono. Lo fanno, a volte, le persone. Ma i dati no, sono quel che sono e basta. Fornitemi delle misure accurate e io saprò dirvi la verità sul mondo", che è vera e indubitabile, ma che  mostra le crepe (come dimostrerà la vicenda umana di chi l'ha pronunciata) perché i dati non hanno voce, sono raccontati dalle persone (che a volte mentono, che a volte travisano, che a volte forniscono solo alcuni dati o li forniscono in modo surrettizio.

Insomma, è un buon libro, merita una seconda lettura tra qualche tempo, più lenta, più meditata, ma complessivamente per ora non mi ha entusiasmato. Lo consiglio perché sono sicuro che altri occhi e altre menti, leggendolo, potrebbero farmi notare elementi di valore e di grandezza che mi sono sfuggiti, in modo da poter modificare il mio giudizio.

martedì 3 gennaio 2023

 

BERNARDO ZANNONI

I MIEI STUPIDI INTENTI



Che strano bellissimo libro è questo.

Arrivo all’ultima pagina, chiudo il libro (così coinvolgente che per due mattine consecutive mi sono accorto all’ultimo momento che si stava avvicinando la fermata dove scendere dal bus) e mi si pone davanti un triangolo.

Un vertice è il preconcetto che si è incuneato nel nostro cervello, complici tutti coloro che da Esopo a Disney hanno reso protagonisti di vicende umanizzate gli animali, un secondo vertice dalla convinzione che se un autore scrive un romanzo qualche cosa vuole dire, il terzo vertice è che, incapace di scavare nel profondo per scoprire il messaggio dell’autore, applico mie categorie mentali per farmi dire ciò che voglio sentirmi dire dal racconto.

Forse un primo approccio corretto è quello di semplicemente godere di un romanzo scritto in stato di grazia. Un libro bello, semplicemente bello, bello e crudele, bello e spietato, bello senza alcuna edulcorazione di una vicenda che racconta sangue, dolore e tradimenti. Bello e basta.

Cosa vuole dire allora, oppure cosa capisco e interpreto io?

A me sembra che il succo del romanzo sia che, nell’economia della vita naturale della Terra siamo ininfluenti e casuali. La nostra presenza nel mondo non ha un vero significato, non c’eravamo, ci siamo, non ci saremo più. Per darci un po’ di sollievo ci costruiamo, immaginando, un significato che in realtà non esiste ma che ci consente di avere una speranza trascendente per quanto illusoria, e che è pronta a infrangersi contro lo scoglio della paura.

I tratti umani di questi animali, ciò che, felice intuizione, li fa emergere dal puro istinto, sono curiosamente la avidità, la sopraffazione, lo sfruttamento, l’imbroglio, la menzogna. Direi che è un romanzo che legge nel profondo la realtà umana.

La cultura, saper leggere e scrivere, serve per due motivi: sopraffare e illudersi. Mischiando le due cose come la storia umana ha mostrato nel corso dei secoli.

Si può eliminare gli ultimi 4 paragrafi sopra e fermarsi a quello precedente: è un libro molto bello, scritto molto bene e da leggere per il semplice piacere di leggere un bel libro.

(disclaimer) Tutto il resto potrebbe essere un fraintendimento delle intenzioni dello scrittore, in questo caso il fraintendimento è solo mio e debitore della mia lettura della vita e della storia dell’uomo.