sabato 30 settembre 2023

MEDITERRANEO. A BORDO DELLE NAVI UMANITARIE di Caterina Bonvicini

 MEDITERRANEO. A BORDO DELLE NAVI UMANITARIE di Caterina Bonvicini

Ho finito da poco questo libro di Caterina Bonvicini. E' il racconto delle esperienze a bordo di diverse navi umanitari che incrociando nel tratto di Mediterraneo tra le coste nord-africane e le coste sud-europee cercano di portare aiuto, salvando spesso le vite, a coloro che su imbarcazioni più o meno precarie, più o meno di fortuna, cercano di migrare dai loro Paesi di origine in modo informale e spesso con gravi rischi e pagando, in solido e in sofferenza, un prezzo altissimo (e questo quando non si paga il prezzo più alto, con la propria vita).

Trovo che sia un libro da leggere, di estremo interesse. E lo è indipendentemente da come ci si pone nel confronto, a volte feroce, tra coloro che esercitano il diritto umano di migrare per cercare di vivere meglio (o di vivere, nei casi più estremi) e coloro che non credono esista un dovere di accogliere (non in termini morali, in termini legali) all'interno di una entità costituita che è lo Stato di residenza (e per gli altri di approdo) (va oltre il dovere di salvare chi sta annegando in qualunque modo si sia creata la situazione).

Lo è perché questo libro libera "i migranti" da quella irrispettosa massificazione in un gruppo indistinto, in ombre confuse, in numeri o definizioni magari più offensive di migranti anche quando usate con imprecisione dolosa o colposa.

Con questo libro le persone sono riconosciute, nel limite del possibile ma con questa precisa volontà, una per una, con la loro vicenda, le loro sofferenze, anche con i loro tratti caratteriali. La necessità oggettiva consente all'autrice di rappresentare alcuni tra i molti, ma l'intento, o il risultato, è quello di far vedere che ogni persona è una persona. Poi chi vuole respingere e non accogliere può continuare a rimanere convinto della propria opinione, ma è consapevole che il suo atteggiamento non è verso un gruppo sconosciuto e indistinto, ma verso ogni singola persona.

Ovviamente il libro ha molti altri meriti, per le storie, per lo stile, la capacità di coinvolgere emotivamente partecipando con il cuore alle vicende narrate. Mi piaceva, l'ho creduto importante, sottolineare questo aspetto peculiare, forse perché mi disturba la massificazione indistinta delle persone, soprattutto coinvolte in eventi drammatici. Perché stiamo imparando, come associazione Amici del gabbiano, nelle nostre attività, a frantumare gli stereotipi e a cercare la persone in ogni aspetto storico o geopolitico che affrontiamo. Che siano le vittime della Shoah o dei Gulag, che siano i giusti di Gariwo o i protagonisti della società degli Stati dell'Africa, cerchiamo sempre di individuare le persone. 

Questo libro è un piccolo tassello in questo percorso.