giovedì 10 dicembre 2020

Laura Imai Messina _ TOKYO TUTTO L'ANNO

 Laura Imai Messina _ Tokyo tutto l’anno


Già dai primi capitoli una prima reazione. “Antonella, dobbiamo tornare a Tokyo!”. Proseguendo la reazione si raffina: “Antonella, dobbiamo tornare a Tokyo e rimanerci a vivere per almeno un anno!”, per poter seguire il racconto dei mesi, come una “canzone dei dodici mesi” di Gucciniana memoria – i miei lettori più vecchi capiranno – declinata nelle tradizioni e nei riti giapponesi, narrato con delicata partecipazione da Laura Imai Messina.

Alla fine del libro una dolorosa nostalgia. E’ vero che un turista scivola sul ghiaccio, grattando poco o nulla della realtà del posto che visita, ma mai questa sensazione è stata tanto forte, suscitata dall'infinità di informazioni e suggestioni contenute nel libro,  come nel ricordo della Tokyo vista ormai ahimè troppi anni or sono. Non è razionalmente comparabile una visita di tre o quattro giorni con una esperienza di vita distillata in un bellissimo racconto dei dodici mesi, e noi in fondo abbiamo cercato di viverla il più possibile oltre le principali mete turistiche – e in ogni caso, a scusante, non è facile precipitare in una realtà come il Giappone soprattutto la prima volta, infatti nel secondo viaggio eravamo già mano spaesati. Ma se avessimo conosciuto questo libro prima del nostro viaggio avremmo saputo grattare molto più ghiaccio. Potendo e riuscendo, non perderemo l’occasione di stendere la cartina di Tokyo annotando quanto il racconto che si dipana geograficamente e temporalmente (e culturalmente, che è poi la ricchezza fondante del libro) ci offre e poi immergerci nella grande e multiforme città.

Laura Imai Messina vive la città e ce lo racconta con stile fresco e competenza invidiabile in questo racconto che è una sorta di educazione sentimentale a Tokyo e alla cultura giapponese, con l’indovinata scelta di rendere protagonista la sua famiglia e utilizzando con simpatia lo sguardo curioso e stupito dei suoi figli, e i ricordi degli anni trascorsi, innamoramento compreso. Questo consente di togliere ogni pesantezza didascalica e rendere il testo piacevole.

Penso che anche la scelta di scrivere i nomi (dei mesi, dei riti, delle località) in giapponese utilizzando sia il Kanji sia (forse) l’Hiragana  (e/o forse Katakana anche se  non mi sembra) oltre a fornire un elemento di fascinazione maggiore, consente di aprire una via verso la rappresentazione della realtà e l’approccio culturale verso di essa.

Curiosamente, ma per chi è stato a Tokyo appare assolutamente ovvio, la identificazione topografica dei luoghi avviene in relazione alle linee della metropolitana, o alla grande linea circolare Yamanote che è la più citata in tutto il libro, e alle fermate.



Credo che Tokyo e il Giappone dovrebbero essere grati a Laura Imai Messina per questo libro, probabilmente i cultori del Giappone e i giapponesi che lo leggono potranno trovare conferme o, chi può dirlo, anche elementi di dissenso. Io non sono in grado, me lo sono gustato (come i ramen che ho mangiato la mattina che abbiamo visitato Tsukiji) senza filtri che non fossero una nostalgia del passato e del futuro ( il passato delle precedenti visite al Giappone dove abbiamo lasciato un pezzo di cuore, del futuro che ambirebbe a poter tornare il prima possibile, una volta tornati liberi, esaurito il programma dei primi viaggi già previsto). Il mio invito per la lettura è per chi non conosce il Giappone e non lo ha ancora visitato. Un primo approccio senza utilizzare una fredda guida turistica o un testo dotto, ma percorrendo idealmente le strade e visitando templi o partecipando ad eventi con una famiglia che non può non risultare simpatica è una possibilità forse rara, sicuramente da cogliere.

E’ molto interessante andare sul sito di Laura Imai Messina e leggere il proposal inviato alla Einaudi dal quale poi sarebbe nato il libro. Questo è il link https://www.lauraimaimessina.com/giapponemonamour/tokyo-tutto-lanno-viaggio-sentimentale-nella-grande-metropoli/   

e questa una breve frase che estraggo e che spiega meglio quanto sopra ho cercato di descrivere:

 “Oppure recarsi in una pasticceria delle tantissime a Jiyūgaoka (chiamato proprio “il quartiere delle pasticcerie) sulla Linea Keiō, il 16 di giugno, che è kashō no hi 嘉祥の日 ovvero il “giorno dei dolci giapponesi”, perché secondo una antica leggenda venivano offerti 16 dolci tradizionali agli dei per buon auspicio.”

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