sabato 14 marzo 2020

IL DOMINIO DEL TERRORE _ Claudio Vercelli

IL DOMINIO DEL TERRORE  deportazioni, migrazioni forzate e stermini del novecento_ Claudio Vercelli

Non è un libro facile, non è un libro semplice. E' un libro serio, una analisi storica senza sconti, quasi apatica di fronte agli stermini e alle sofferenze imposte a milioni e milioni di persone. Ma una persona non scrive un libro del genere per uno sfizio personale o per una ricerca accademica. La scelta dell'argomento è la sostanza della partecipazione umana. Ma rifuggendo da semplificazioni emotive, lo studio delle dinamiche, degli scopi, dei metodi e contestualizzando delle cause (e complicità), consente al lettore di conoscere e comprendere. Non credo che il '900 sia un secolo particolarmente efferato nella storia dell'umanità, ma è il secolo nel quale la vita di molti di noi è trascorsa nella sua maggior parte (quantitativa e qualitativa) ed è il secolo nel quale è iniziato il più impressionante succedersi di rivolgimenti e cambiamenti nella storia umana (una accelerazione che vediamo continuare con aumenti di velocità esponenziali). Ne siamo quindi maggiormente coinvolti. Leggere in questi giorni delle indicibili sofferenze che una parte dell'umanità ha inflitto a un'altra parte più debole è un buon esercizio di contestualizzazione e misura della prove della vita. Dai campi di concentramento inglesi nei quali venivano rinchiuse le famiglie boere fino alle vicende della ex Jugoslavia, Vercelli passa in rassegna le diverse esperienze descritte nel titolo del libro (solo l'Africa rimane un po' esclusa - Rwanda a parte - non saprei dire se perché l'Africa è il solito buco nero o perché stermini e deportazioni africane (subite dagli africani) risalgono più al secolo prima  - ma del Sudafrica dei Bantustan si è dimenticato?)). Se il tono del libro potrebbe sembrare fin troppo asettico, sono le ultime pagine a rivelare lo sguardo di denuncia sociale e politica dello sguardo
Ne traggo due citazioni, per finire, che si possono trovare nelle ultime pagine e che concorrono, con le dense altre dense considerazioni, a inquadrare il valore di questo libro.
Primo stralcio: " Laddove le peggiori nequizie si consumano ininterrottamente con contro intere collettività, infatti, non è assolutamente vero che sia tollerato, invece, l'atto di gratuita violenza nella sua singolarità... il ricorso alla violenza ingiustificata contro il singolo può generare, negli osservatori, un moto di identificazione con la vittima (pensiamo alla nostra commozione di fronte alla foto di Aylan_mia nota), l'avere a che fare con il "trattamento" burocratico di comunità definite ostili, crea divisioni, alterità e, infine, indifferenza (pensiamo alla lezione di Liliana Segre_mia nota)."
Secondo stralcio: " Poiché le guerre civili, le violenze di Stato, i massacri in massa, gli stessi genocidi si inscrivono storicamente all'interno del più generale capitolo legato al perdurare di condotte  collettive dove la sopraffazione ai danni di molti è la chiave dell'immorale ricchezza o dell'ingiustificato benessere di pochi. Da questa asimmetria, dal suo ripetersi, dalla scandalosa indifferenza con la quale l'umanità procede verso mete che legano il progresso e le fortune di certuni alle disgrazie degli altri, non possono che derivare preoccupanti considerazioni su come ciò che è stato potrebbe ancora ripetersi, oggi come nei tempi a venire".

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