domenica 13 novembre 2016

ELENA CATTANEO: SENATO DELLE CONOSCENZE, UN'OCCASIONE PERSA DA QUESTA RIFORMA

ELENA CATTANEO: SENATO DELLE CONOSCENZE, UN'OCCASIONE PERSA DA QUESTA RIFORMA

Sintetizzo brutalmente ma spero correttamente il senso del capito "Riforme costituzionali:impossibile non appassionarsi" tratto dal libro OGNI GIORNO scritto dalla Senatrice a Vita Elena Cattaneo.
Ho iniziato questo libro praticamente dal fondo (questo capitolo è il penultimo) perchè prossimi al giorno del voto mi interessava sentire il parere di questa illustre cittadina.
Ho avuto il piacere di ritrovare due concetti che ho sostenuto dall'inizio della discussione sulla riforma:
il sostegno alla proposta del Senato delle Conoscenze
la preferenza per un voto per gruppi di tematiche sulle quali si dipana la proposta di riforma della Costituzione piuttosto che un SI/NO secco che impedisce al cittadino di esprimersi con compiuta libertà
Alcuni stralci del testo della Senatrice:
"Nell'approfondire la riforma del Senato è nata e si è precisata l'idea si un "senato delle Conoscenze", capace cioè di includere in qualche modo (anche) delle personalità con "competenze specialistiche" in molti settori e discipline, in numero da definire, al di là e aggiunte a quelle prettamente politiche, utili a costruire e rafforzare il nostro rapporto con il mondo moderno.
(...)
Sono decenni che parole come scienza, ricerca, tecnologia e innovazione sono usate nelle discussioni politiche puramente a fini retorici, ma sono escluse dal vocabolario e dal circuito legislativo italiano.
(...)
Negli ultimi  vent'anni si è anche, purtroppo, spesso fatto scempio delle competenze scientifiche e tecniche proprio in Parlamento e, di conseguenza, strame del rapporto di fiducia col cittadino
(...)
Eppure scienza e politica dovrebbero essere naturalmente alleate, con piena convergenza di intenti. La scienza dovrebbe cercare i fatti, la politica dovrebbe sentire l'urgenza di acquisirli per poi discutere dei valori associati a quei fatti e quindi legiferare, con i cittadini "consapevoli e informati adeguatamente" a fare da sentinella e a controllare la validità di quelle scelte
(...)
Questo, per me, è il significato corretto e la valenza del concetto democratico di "lasciare l'ultima parola alla politica". Un'ultima parola  che, nel decidere, non prescinda dalla verifica dei fatti che gli studi evidenziano. "un'ultima parola che non si ingegni di inventarsi o a manipolare i fatti per sostenere delle mere preferenze o opinioni non basate su prove, "raccontando" favole ai cittadini
(...)
Una Camera Alta che includa alcune altissime competenze anche in ambito scientifico (nel senso più vasto del termine) troverebbe nell'autorevolezza anche di questi membri la capacità di incidere efficacemente per la determinazione delle politiche pubbliche, pur se è immaginata priva del rapporto fiduciario con l'esecutivo
(...)
Il mio voto (...) è stato dettato da un senso di smarrimento e dal rammarico per l'occasione perduta - a mio parere -  di dotare il Paese di un assetto istituzionale in grado di meglio fronteggiare le sfide del presente e del futuro e soprattutto di farlo seguendo altri metodi."

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