domenica 7 febbraio 2021

FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO _ Toshikazu Kawaguchi

 FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO  _ Toshikazu Kawaguchi
Grazie a un regalo per il compleanno, ho potuto leggere anche il primo libro di Toshikazu Kawaguchi, FINCHE' IL CAFFE' E' CALDO


Le valutazioni positive che ho espresso per il secondo libro della serie letto prima sono le stesse non voglio ripetermi.
Preferisco fare un paio di annotazioni che leggendo la vicenda fanno apparire profondamente giapponese questo libro.
________________________________________________
"Perfetto, ecco a te", disse Kumi estraendo in fretta due banconote dal portafoglio.
Kei prese le banconote e le contò. "Mi hai dato undicimila yen" disse pigiando nuovamente sui tasti del registratore di cassa. Din din...
Kumi rimase ad aspettare con la testa bassa.
Din din... Il cassetto del registratore si aprì con una scossone e Kei tirò fuori il resto.
"E sono settecentosettanta yen a te"
...........
Questo passaggio, che nel libro si trova ogni volta che il cliente paga, mi ricorda una delle esperienze più piacevoli che ho vissuto in Giappone - questa mi è rimasta in mente ma non è diversa da moltissime altre - nell'ufficio postale di Kyoto  dove un gentilissimo commesso mi ha invitato allo sportello e nel pagamento dei francobolli ha eseguito esattamente le stesse procedure. Ha contato i soldi che gli avevo dato, ha fatto il conto di quanto costassero i francobolli e mi ha conteggiato il resto sparso sulla vaschetta di consegna che si usa per il passaggio dei soldi
___________________________________________________________________
Quando compare negli haiku, la cicala higurashi denota sempre la stagione autunnale. L'allusione alla higurashi evoca un frinire di fine estate, ma in realtà il suo verso si può sentire sin dai primi giorni della stagione calda. Tuttavia, per qualche stana ragione, mentre la cicala abura e la min-min fanno pensare al sole cocente, alla piena estate e alle giornate torride, il verso della higurashi riporta alle sere di fine agosto
...............
La prima volta che visitammo il Giappone non eravamo pronti al caldo umido eccezionale che avremmo trovato a Tokyo (tanto che il secondo giorno comprammo una salvietta da portare con noi per asciugarci periodicamente - come vedevamo fare da tutti). E ugualmente ci colpi la continua frenetica quasi assordante colonna sonora data dal frinire delle cicale per tutto il giorno quasi ovunque.
______________________________________________________________________
La donna stringeva la busta con tutt'e due le mani e la porgeva con fare gentile a Kei. Si chiamava Kumi ed era la sorella minore di Hirai, ospite fissa del caffé
(...)
"So che magari non la vorrà neanche leggere", disse Kumi in tono esitante, "ma se davvero, se tu potessi... " aggiunse chinando la testa per ringraziarla.
"Ma certo, non ti preoccupare", rispose Kei, con l'aria di chi si assume un compito estremamente importante. Prese la lettera con entrambe le mani e fece un inchino di cortesia...
......
Anche questo quadro, con il passaggio della lettera ceduta e presa con entrambe le mani mi sembra profondamente giapponese, dando un significato di gran valore all'oggetto che si consegna e di rispetto reciproco



Nessun commento:

Posta un commento