domenica 9 febbraio 2025

COME MUOIONO LE DEMOCRAZIE


La via elettorale per smantellare una democrazia è pericolosamente ingannevole. Con un colpo di Stato classico, come nel Cile di Pinochet, la morte della democrazia è immediata ed evidente per tutti: il palazzo presidenziale brucia, il presidente viene ucciso, imprigionato o spedito in esilio, la Costituzione viene sospesa o stracciata. Con la via elettorale, non succede niente del genere: non ci sono carri armati per le strade, la Costituzione e le altre istituzioni nominalmente democratiche rimangono al loro posto, la gente continua a votare; gli autocrati eletti conservano una facciata di demo-crazia ma la svuotano di sostanza.

Molti sforzi dei governi per sovvertire la democrazia sono «legali», nel senso che sono approvati dal Parlamento o accettati dai tribunali. A volte sono perfino presentati come sforzi per migliorare la democrazia, rendendo il potere giudiziario più efficiente, combattendo la corruzione o mettendo ordine nel processo elettorale. I giornali continuano a uscire, ma vengono comprati o intimiditi per costringerli ad autocensurarsi. I cittadini possono continuare a criticare il governo, ma spesso esponendosi al rischio di noie fiscali o problemi legali di altro genere. Tutto questo semina la confusione tra la gente, che non si rende conto immediatamente di quello che sta succedendo. Molti continuano a credere di vivere in una democrazia: nel 2011, quando un sondaggio del Latinobarómetro chiese ai venezuelani di assegnare un punteggio al loro paese tra 1 (Per nulla democratico) e 10 (Completamente democratico), il 51 per cento diede un pun-teggio di 8 o addirittura di più.

Non essendoci un singolo momento - colpo di Stato, proclamazione della legge marziale, sospensione della Costituzione in cui il regime «varca» chiaramente il confine che separa la democrazia dalla dittatura, viene meno l'elemento che fa scattare i campanelli d'allarme nella società. Quelli che denunciano gli abusi del governo vengono liquidati come esagerati, allarmisti. L'erosione della democrazia, per molti, è qualcosa di impercettibile.
Il tragico paradosso della via elettorale all'autoritarismo è che gli assassini della democrazia usano le sue stesse istituzioni -in modo graduale, sottile e perfino legale-per ucciderla

La polarizzazione estrema può uccidere una democrazia

Per proteggere la nostra democrazia non bastano la paura e lo sdegno. Dobbiamo essere umili e audaci al tempo stesso

PIERO BOITANI: IL GRANDE RACCONTO DEI CLASSICI

 PIERO BOITANI: IL GRANDE RACCONTO DEI CLASSICI


Cioran: <Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un'aria sul flauto. " A che ti servirà?" gli fu chiesto. " A sapere quest'aria prima di morire">

La sola ragione che si può addurre è che LEGGERE i "classici" è meglio che NON LEGGERE i "classici" (Calvino)


sabato 8 febbraio 2025

COME MUOIONO LE DEMOCRAZIE di Steven Levitsky e Daniel Ziblatt

 Scrive Francesco Costa in da Costa a Costa del 8 febbraio: "Ma il gioco della politica comporta che poi devi convincere le persone: non basta dire «è così!» e insultare chi non è d’accordo. Altrimenti non solo perdi, ma danneggi la causa."  Mi sembra un postulato vero e non completo allo stesso tempo. Ho la sensazione, potrei come sempre sbagliarmi, che l'esito dell'assolutizzazione del discorso: "è così e se non sei d'accordo sei un cretino" se da una parte è, magari alla lunga, dannoso -quindi concordo con Costa- (intendo generalizzando molto la parte che chiamerei liberale/progressista), dall'altra in realtà non solo non è dannoso alla causa, ma anzi sta viaggiando con successo con il vento in poppa (intendo sempre generalizzando la parte che chiamerei illiberale/populista)

Sergio Fabbrini nella introduzione al libro COME MUOIONO LE DEMOCRAZIE di Steven Levitsky e Daniel Ziblatt: "La decisione politica, per il populismo, non richiede competenze tecniche, ma solamente il buon senso popolare" (affermazione che abbiamo sentito spesso in questi giorni) e conclude "le democrazie possono morire per tante ragioni, tra di esse, l'indifferenza morale, la pigrizia intellettuale e l'opportunismo politico hanno sempre avuto un posto speciale

Quando è necessario trovare una pietra angolare su cui basare la decodificazione degli avvenimenti attorno e fondare il tentativo di essere alfabeti nella società trovo utile riprendere le parole del Presidente della Repubblica, in particolare questo discorso https://www.quirinale.it/elementi/123509  

"Il pluralismo delle idee, l’articolazione di diverse opinioni rappresentano l’anima di una democrazia.

Questo è il principio cardine delle democrazie delle società occidentali

Ma sempre più spesso vi appare la strada di una radicalizzazione che pretende di semplificare escludendo l’ascolto e riducendo la complessità alle categorie di amico/nemico."

"Una democrazia senza popolo sarebbe una democrazia di fantasmi.

Una democrazia debole.

È necessario operare per recuperare fiducia, adoperandosi prima di tutto, per ricostruire il rapporto tra persone e istituzioni.

Perché le istituzioni vivono della partecipazione e dell’impegno personale.

La democrazia non si esaurisce nelle sue procedure: è impegno, passione, senso della comunità, richiede che si contribuisca alle scelte, a ogni livello."

Vuol dire anche riconoscere che vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza. Ad esempio il rispetto dei trattati e delle alleanze internazionali, la difesa e la sicurezza dei nostri concittadini e delle infrastrutture strategiche, la salvaguardia dell’ambiente e la messa in sicurezza dei nostri territori. Non possiamo dividerci su questi obiettivi, che sono inevitabilmente di lungo periodo e vanno dunque perseguiti con un impegno che va oltre le maggioranze e le opposizioni di turno.

Può essere interessante ascoltare, per l’intelligenza della domanda e per “fiutare l’aria” di un certo ambito nel contenuto degli interventi, questa puntata di “tutto scorre” su Radiopopolare

Ci sono molte domande suggerite da questa miscellanea di citazioni. 




venerdì 7 febbraio 2025

TIM HARPER _ ASIA RIBELLE

 TIM HARPER _  ASIA RIBELLE ASSALTO AGLI IMPERI E RIVOLUZIONE GLOBALE

Un libro enorme, 662 pagine. Un libro enorme per l'infinità di nomi, avvenimenti e date. Per ora ho letto le prime 256 pagine, e devo sospendere la lettura per un periodo (spero breve). Ma anche a metà della lettura mi sento di scrivere che questo libro, che mi è stato consigliato da Matteo Miavaldi quando è venuto a Trezzo in libreria Il gabbiano per l'appuntamento dedicato all'India in Alfabeti nella società, è un libro importante.

Mi ha aperto un mondo. Mi ha fatto scoprire una infinita ignoranza su un aspetto della storia del XX secolo che gravava sulla mia conoscenza. Intendiamoci, il racconto è così pieno di fatti, nomi, luoghi, incroci, che per ora ho solo la confusa consapevolezza di un brulicante mondo di "ribelli", senza aver un chiaro disegno degli avvenimenti.  

Ma perlomeno la decolonizzazione asiatica, la lotta per la autonomia, l'indipendenza e la libertà (dal colonialista, forse non in senso di applicazione della democrazia come forma di governo) dei popoli asiatici non precipita dall'alto e non si lega solo a poche, pur grandissime, figure storiche.

Sarà interessante, a fine libro, riflettere su quanto la storia degli ultimi secoli possa influenzare l'approccio verso la geopolitica e i rapporti internazionali da parte degli Stati asiatici, parcolarmente, visto dove si rivolge prioritariamente l'attenzione dell'autore, la parte più orientale, dall'India al Far East.