venerdì 31 dicembre 2021

VERA GHENO. LE RAGIONI DEL DUBBIO L'ARTE DI USARE LE PAROLE

 VERA GHENO. LE RAGIONI DEL DUBBIO L'ARTE DI USARE LE PAROLE


In piena sintonia con il titolo, con la parte scritta in grande (e ho scritto anche il sottotitolo perchè ha un senso farlo), ho letto la prima parte del libro un po' dubbioso se proseguire o meno.

Per quanta simpatia emanasse l'autrice, Vera Gheno,con una introduzione piuttosto autoironica, non riuscivo ad entrare in sintonia con il contenuto del libro.

Poi ho anche trovato due affermazioni in pagine vicine che mi sembravano in contraddizione, e con una supponenza che il resto del libro ha provveduto a smontare, ho subito giudicato: "Ma cosa scrive questa Gheno, non si accorge che si contradice?"

Ecco le due affermazioni che hanno urtato la mia sensibilità: 

1.Pattugliare i limiti del proprio sapere, secondo me, è essenziale. Purtroppo, ci siamo convinti che siccome le informazioni, in linea di massima, sono a portata di mano, possiamo sapere tutto. Ma acquisire un'informazione non vuol dire conoscere: non coincide nemmeno con il capirla. L'accesso all'informazione non vuol dire conoscere: non coincide nemmeno con il capirla. L'accesso all'informazione permesso da internet non ci ha dotati automaticamente della conoscenza, che va invece perseguita con fatica (pag.20)

2. A questo proposito Stefano Bartezzaghi cita una frase di Umberto Eco: "Per me l'uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma quello che sa dove andare a cercare l'informazione nell'unico momento della sua vita  in cui gli serve, e in due minuti" (pag.24)

E insomma, il mio pregiudizio aumentava, sostenuto anche da un linguaggio che mi sembrava fin troppo semplice (anche questo stereotipo smontato da Gheno nel corse delle pagine di una lettura che diventava sempre più interessata) per una tematica così importante.

Anche lo stile sarà motivato da un gustoso aneddoto che chi vorrà leggere il libro troverà a pagina 90 (e non "spoilero" - termine il cui uso è autorizzato da Gheno - per cui chi è curiosa o curioso legga il libro)

Credo che la svolta di interesse e di passione per il contenuto del libro sia iniziata soprattutto dal secondo capitolo intitolato Riflessione. Soprattutto, a mio avviso, sempre che abbia capito qualcosa, emerge il vero cuore del libro, il sottotitolo: L'ARTE DI USARE LE PAROLE. Mi sembra che sia un ottimo libro di suggerimento per conoscere l'importanza delle parole e saperle usare (e valutare). 

Ho trovato particolarmente bello il terzo capitolo, dedicato al SILENZIO (e non l'ho trovato per nulla in contraddizione trovarlo in un libro che istruisce ad usare le parole). Del resto Gheno scrive che "il silenzio non è assenza di comunicazione, ma una delle forme di comunicazione"

 "Penso, semplicemente, che dobbiamo renderci conto della vera e propria necessità di silenzio che abbiano nelle nostre vite"

Concludendo il libro ho pensato che potrebbe essere un libro adatto per il gruppo di lettura della associazione Amici del gabbiano che da tempo vorrebbe affrontare un saggio come libro del mese.

Ho apprezzato il libro e mi sento di consigliarlo.

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