giovedì 11 giugno 2020

IL MONDO NUOVO _ ALDOUS HUXLEY

IL MONDO NUOVO _ ALDOUS HUXLEY
Lo ammetto, un po' invidio i "lettori professionali", che hanno (oltre a una preparazione specifica e un allenamento mentale rigoroso) strumenti e tecniche per poter schematizzare in modo razionale e organizzato le diverse riflessioni e sollecitazioni che i libri propongono, a maggior ragione un libro che immagina, sulla base di riflessioni e osservazioni del presente, il futuro (in questo caso distopico) come questo IL MONDO NUOVO.
Perché un lettore semplice come me lo legge in poltrona, oppure passeggiando per il paese, o a letto prima di dormire quando le già tremolanti capacità cognitive sono messe a dura prova dal cuscino. E quindi si affastellano nella mente infiniti spunti distraenti che portano la mente a divagare.
Si legge un paragrafo e si pensa a 1984 e a come la compressione sociale e politica sia ipotizzata non nella distribuzione artificiale del piacere bensì con "lo stivale che calpesta la testa del succube". Oppure l'eugenetica standardizzata e industrializzata ci rimanda ad Harari e alle sue 21 lezioni per il XXI secolo.  La sfiducia nella libertà dell'individuo stimola il ricordo dell'isola di Utopia dei Tommaso Moro. E si crea un brain storming personale che è eccitante e deprimente allo stesso tempo.
Ho ammirato la visione di Huxley. Sono curioso di leggere i saggi che compongono la seconda parte del libro ( Ritorno al mondo nuovo), ma già alla fine di questa prima parte, scritta nel 1931, la sensazione di avere a che fare con un visionario d'ingegno (non conosco sinceramente la produzione di Huxley) è evidente. Si può forse sorridere di alcune ingenuità, ma se, oltre a metterlo in rapporto con altri scritti e altre riflessioni, semplicemente guardiamo attorno a noi la società contemporanea, non possiamo non manifestare alcuni moti di stupore per le sue intuizioni. Probabilmente non bisogna fare l'errore di pensare che il libro sia stato scritto pensando alla società del XXI secolo, e che il momento che stiamo vivendo sia il punto di arrivo della evoluzione. La diversa tecnologia può modificare le modalità nelle quali i rapporti di forza all'interno delle società umane si sviluppano, ma l'avidità e l'ingordigia sono costanti e comuni nella storia umana. In questo libro sembra che il fine ultimo sia il controllo sociale, e nella seconda parte, con il lungo dialogo tra il Governatore e il Selvaggio su questo argomento ci si concentra, ma il cuore del sistema è la creazione di classi di schiavi subalterni (immaginati come geneticamente condizionati ad accettarsi tali). Nel mondo reale non è così,  la ricchezza di pochi è generata dalla violenza e dallo sfruttamento coercitivo su molti ( e ecco un altro motivo di distrazione, la mente corre alla Laudato sì di Francesco e al recente libro NIENTE DI QUESTO MONDO CI RISULTA INDIFFERENTE), probabilmente il condizionamento mentale avviene nei benestanti, quelli a metà tra i ricchi padroni del mondo e la massa di sfruttati, in modo da fonir(ci) una giustificazione morale per lo stato delle cose.
Questo libro ha prodotto alcuni effetti su di me, probabilmente ingenui e poco interessanti: uno è lo stimolo a leggere Shakespeare (che, arrivato in tarda età, devo ammettere di non conoscere. Ma spesso le mie letture sono stimolate da curiosità sorte da altre letture, come per una ragnatela nella quale ogni nodo è collegato ad altri numerosi nodi); un secondo è quello di stimolare una riflessione sui segnali nella nostra odierna società di quanto il piacere della schiavitù possa essere stimolato e indotto (ma soprattutto, visto che nessuno ammetterebbe di essere succube a ciò, quanto inavvertitamente assimilato).
Insomma, potevo probabilmente scriverlo una trentina di righe prima, senza annoiare con tante elucubrazioni, un libro scritto quasi un secolo fa che è moderno e la cui lettura è uno sforzo meritevole di essere consumato.

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