venerdì 23 febbraio 2018

Anche questo è un uomo?

Questo libro, la cui lettura non ancora completato, racconta le vicende dell'autore imprigionato, in conseguenza di una delle ricorrenti purghe staliniane, in un gulag siberiano. Lo stile sembra quasi cronachistico, ci si chiede come possa scrivere con apparente mancanza di pathos un uomo che ha provato sulla sua pelle queste esperienze. Ma mi sembra che, con minimo sforzo, si possa cogliere pienamente la sconvolgente drammaticità degli eventi narrati, ai quali forse una ricerca di commozione superiore avrebbe tolto la cruda luce fredda che evidenzia l'orrore nella abitudini e banali (non uso questo aggettivo a caso) consuetudini del campo. Non si può non correre con il pensiero a Primo Levi, ma pure non si può cogliere la drammaticità del fatto che tutto ciò non nasce da un'idea di morte, come il nazismo, bensì dalla più straordinaria e visionaria idea di libertà, fratellanza e uguaglianza tra gli uomini sorta dall'ansia di riscatto e non da una rivelazione. E questo inferno e più e più inferni da essa derivati, sono un grande monito interrogativo su questo essere chiamato uomo

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