domenica 1 maggio 2016

SIAM PRONTI ALLA VITA. L'ITALIA CHIAMO' - perchè è una proposta ancora valida, a mio avviso

SIAM PRONTI ALLA VITA. L'ITALIA CHIAMO' - perchè è una proposta ancora valida, a mio avviso

Giusto un anno fa veniva inaugurato EXPO MILANO. Ci fu un avvenimento, nella cerimonia inaugurale che mi colpì profondamente. Cantando l'Inno Nazionale, un coro di adulti e bambini meravigliosamente miscelato, si ardì la modifica di alcune parole, non banali bensì significative, cantando “siam pronti ALLA VITA.L'Italia chiamò”.

Ritenni geniale questa modifica, la vidi come attualizzazione storica delle parole di un testo che era legato agli anni in cui era scritto e che per me doveva essere attualizzato senza essere snaturato.

Come spesso accade fu un “evento” (viviamo di eventi e non di costanza e programmazione), che suscitò un briciolo di dibattito e svanì nell'aria.

Per me questo “lasciar perdere” è stato un errore. Io sono ancora fermamente convinto che queste parole SIAM PRONTI ALLA VITA, in un testo che dovrebbe, in quanto INNO, essere identificativo di una nazione, di un popolo che, secondo me, si identifica per l'appartenere allo stesso suolo e non a un ceppo di sangue (assurdo per un posto fisicamente e storicamente di passaggio come la nostra penisola), siano un “Nuovo” che non cancella il “Vecchio- inteso come storico” ma lo ingloba, la fa suo e lo amplia nel significato.

Parto dal presupposto che la morte sia una delle parti della vita, ma che la VITA sia ben di più, anche in termini di ricchezza, di sacrificio, di donazione e altruismo, della sola morte. Ricordiamo in questi giorni sia i Partigiani che fecero la straordinaria scelta di mettere a repentaglio vita, affetti, condizione sociale, libertà, patrimonio per combattere per liberare l'Italia dagli occupanti e dai dittatori, ricordiamo anche Pio La Torre e Rosario di Salvo, uccisi dalla mafia per il loro impegno, nel corso delle LORO VITA , contro il potere mafioso.

Continuo insomma a credere che sia dell'impegno nella nostra VITA che la nostra Italia (e nella mia visione l'Europa) ha bisogno, e per consentirci di dare il nostro migliore contributo nella nostra vita ( con il nostro lavoro, studio, impegno, volontariato, civismo) le “classi dirigenti” sono chiamate a migliorare di gran lunga la qualità del loro lavoro.

Ho avuto occasione di vedere, grazie a ANPI TREZZO e SOLDELLADDA, un documentario che ha raccontato l'esperienza di partigiana di Annita Malavasi, nome di battaglia “Laila” e delle sue compagne di lotta “Iva”Bonilauri e Gina “Sonia” Moncigoli.

Titolo del documentario, altamente evocativo e significativo, “NON CI E' STATO REGALATO NIENTE”. In una scena, durante un dialogo, Sonia, per sottolineare la necessità del continuo impegno sociale e di attenzione alla cura della cosa pubblica che ciascuno di noi deve esprimere, esclama “Non dovremo aspettare un'altra guerra!?!”. Mi ha colpito questa frase, questo invito a saper coltivare l'interesse per la “cosa pubblica”, per la propria Nazione, anche in tempi di relativo benessere – e di pericolosa convinzione di ineluttabilità della democrazia -, insomma questo richiamo ad ESSERE PRONTI ALLA VITA. L'ITALIA CHIAMO'.

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