martedì 6 aprile 2021

CARRETERA AUSTRAL _ di Alberto Fiorin

 CARRETERA AUSTRAL _ di Alberto Fiorin

Pensavo non mi sarebbe piaciuto, l'ho quindi iniziato poco convinto. Ero un po' incuriosito dalla bella presentazione on line organizzata da Ediciclo Editore con la partecipazione di Alberto Fiorin che era stato simpaticissimo, ma sapevo che leggendolo avrei rischiato tre dolori.
Il dolore di non aver mai provato esperienze simili, il dolore di andare a grattare una ferita recente ( https://grattandoilghiaccio.blogspot.com/2020/02/wanderlust-cronaca-di-un-fallimento.html ), e un dolore più stilistico perché a volte racconti di viaggio così avventurosi sono un accumulo pomposo di retorica antipatica e ridondante.
Beh! Certi dolori sono rimasti, ma la lettura è stata piacevolissima, grazie anche al tono asciutto (pur nella partecipazione consapevole di fare una impresa notevole in posti straordinari) della narrazione, contenuta anche in quel understatement leggermente autoironico che quando è falso (e non mi è parso questo il caso) suona altrettanto fastidioso.
Il racconto è multiforme, attento alle relazioni umane, forse più debole nella descrizione paesaggistica (ma in questo ricorda Stefano Elmi nel suo "In Alaska fa caldo" quando registra l'impossibilità di rendere la bellezza che sta vedendo - è stata anche la mia sensazione, quasi dolorosa, di non riuscire a trattenere sulla retina la magnificenza della natura che si sta ammirando  - per esempio navigando nella parte estrema del Chile, nel canale di Beagle), particolarmente pregevole nelle notazioni biografiche e nella contestualizzazione storica (ho apprezzato molto il capitolo sui Benetton, osannati quando pochissimi denunciavano la loro politica in Sudamerica e poi diventati sentina di ogni male al cambiare del vento) e le annotazioni sul genocidio dimenticato dei Mapuche.
Molto belle le annotazioni, scarne ma profonde proprio nel loro essere poco retoriche, sulla condivisione del viaggio con il figlio. Io ho fatto per cinque anni un viaggio ogni anno in Europa (non in bicicletta, mi spiace un'altra occasione persa) con mio figlio Marco nelle diverse capitali europee. Pur nel diverso stile (e in una diversa età), sono state esperienze particolarmente belle e che si ricordano con nostalgico piacere.
Poche, pochissime, le annotazioni che trovo fastidiose - perché io sono "dall'altra parte"- su quando si trovavano mischiati ai turisti normali. Anzi, diciamo ai turisti essendo loro viaggiatori. Ma ho apprezzato che fossero concentrate sulle sensazioni proprie e non su inutili paragoni.
Una cosa mi ha lasciato, mia moglie se ne farà una ragione: la Carretera Austral, sia pure in macchina (oh sacrilegio!) ma stando attendo ai ciclisti, prima di morire e prima che diventi una strada normale, la dovrò percorrere. In questo il libro mi ha segnato.
Un buon libro, consigliato anche ai sedentari e ai turisti come me, si legge con una leggera invidia per lo spirito e la capacità di Alberto e i suoi compagni di avventura. Una ultima piccola annotazione. Io sono abituato a comperare sticker e indumenti che ricordano i posti più "estremi" che visito. Sembra che anche Alberto lo faccia, se non ho capito male. Però dalla Carretera non ha potuto prendere nulla, neanche una maglietta, se ricordo. Ecco, che bello. Un posto così puro che può solo rimanere nella memoria e nell'anima, non esposto ma scolpito dentro. Mi ha colpito.

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