Se vi dico Wiphala sapete a cosa mi riferisco? Se lo sapete, bravi. Io fino a ieri non lo
sapevo. Se non lo sapete avete due possibilità: 1. Perdere tempo digitando sul
vostro smartphone nella casella del motore di ricerca; 2 Guadagnare tempo
scegliendo di leggere questo bellissimo libro di Tim Marshall “LE 100 BANDIERE
CHE RACCONTANO IL MONDO”.
Io suggerisco di scegliere la seconda strada. Tra l’altro scrivere
“scegliere di leggere” è una ripetizione, come ci dice l’amica Andrea
Marcolongo. Infatti scrive in “La misura eroica”: “in fondo leggere proprio
questo vuol dire, dal latino lego: scegliere”
E allora vale la pensa di scegliere di scegliere, oppure se
si preferisce di scegliere di leggere questo libro. Perché non credo sia facile
scrivere un libro che suona come un piacevole racconto da parte di un amico
spiritoso, leggero ma profondo, competente senza apparire borioso, trattando di
bandiere.
Mi rendo conto di essere un po’ predisposto: io colleziono
targhe di automobili, quindi sono già coinvolto nel sistema di comunicazione
simbolica che gli Stati fanno. Ma le persone, come si insegna anche Harari in
modo più dotto ma altrettanto ironico, possono sacrificare la vita sotto una
bandiera. La vedo difficile per una targa, fosse anche di SVC o Nord Korea o
Tristan de Cunha. Quindi le bandiere hanno una carica simbolica ben differente.
Sono stimolato anche dalle notizie sociali, storiche ed etnografiche sugli Stati e sui popoli che generalmente sono
negletti dalle correnti di informazione predominanti.
Ecco quindi che il libro di Marshall soddisfa buona parte
delle mie curiosità in questo campo. Però, noto, lo avrebbe potuto fare anche
un manuale tecnico che avrebbe elenco e dettagliato le caratteristiche di
ciascuna bandiera in modo sistematico. Ma che gusto avrebbe avuto la lettura?
Questo libro è un racconto che si dipana nella storia e
nelle vicende degli Stati da cui poi sono nate le bandiere, colme di significato, di storia,
di motivazioni. Allora si capisce perché
in alcuni casi la bandiera assume un significato che trascende (a volte anche
stupendoci) la semplice riconoscibilità dello Stato nel contesto
internazionale.
Non mancano aneddoti simpatici e notazioni sapide, da buon
giornalista britannico quale è Marshall, accompagnate da valutazioni, commenti
e riflessioni più serie che ho trovato ben inserite nel racconto (oltre che
condivisibili).
Io l’ho letto con progressiva voracità e incremento di
piacere, man mano che le pagine scorrevano e l’attenzione si concentrava su
Stati meno “all'ordine del giorno”.
Non so dire se può essere considerato un libro “leggero” o
un libro “specialistico”. Il tono divulgativo, e lo stile colloquiale –
parecchi incisi ci dicono che la documentazione a cui si è rifatto Marshall è
molto meno “alla mano” di come poi ci è stata resa dal nostro – lo rendono a
mio avviso fruibile e interessante anche per chi non è curioso di mappe,
confini, geografia, storia e curiosità connesse. E la leggerezza è tale nella
accessibilità alla narrazione, mentre il contenuto è un ottimo spunto per
aumentare la propria conoscenza e comprensione delle vicende del mondo. E
potrete rispondere con sicurezza se qualcuno vi chiede cosa sia Whipala.
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