sabato 16 maggio 2020

JOHN STEINBECK _ VIAGGIA CON CHARLIE ALLA RICERCA DELL'AMERICA

JOHN STEINBECK _ VIAGGI CON CHARLIE ALLA RICERCA DELL'AMERICA

Che gran libro questo "Viaggi con Charlie" di John Steinbeck. Devo ringraziare gli amici lettori che, in uno degli incontri del lunedì sera su ZOOM organizzati dalla Associazione Amici del Gabbiano, me lo hanno consigliato. Un vero, stupendo LIBRO DI VIAGGIO. Il libro narra il viaggio fatto nel 1960 da Steinbeck a bordo di un camper chiamato Ronzinante (già il nome ispira simpatia) assieme al suo cane francese di nome Charlie.
 Il viaggio è un periplo interno degli USA (compreso un tentativo infruttuoso di una puntata in Canada) in senso antiorario. 
Leggendolo ho pensato molte volte a una contemporanea giovane scrittrice di riferimento Erika Fatland, autrice di due libri di viaggio che mi hanno entusiasmato. Ho trovato un filo rosso tra questo libro di  viaggio di 60 anni fa e i libri di viaggi di Fatland. Per me sono archetipi, mai raggiunti purtroppo, di come devono essere scritti questi tipi di libri.
Ho trovato una attenzione cortese, umile, un rispetto profondo per i luoghi e le persone. Steinbeck, se riesco ad esprimere ciò che penso, non giudica ma partecipa con le sue idee in un dialogo sincero e trasparente con coloro con cui entra in relazione. Sa superare la prima impressione, in un caso ricordo lo esprime chiaramente, e si sforza di leggere dentro le persone con le quali dialoga (dialoghi tra l'altro riportati con un bellissimo stile).
Spesso il luogo o l'accadimento gli ispirano riflessioni che riporta con digressioni mai scontate o banali.
In alcuni vezzi mi ci sono ritrovato, come il piacere di stare a cavallo dello spartiacque naturali, un piede sul versante che portano i fiumi verso il Pacifico e un piede sul versante verso l'Atlantico, oppure il gusto di andare in una cittadina insignificante, mi sembra di ricordare Fargo (non so se il fratelli Cohen c'entrano) perché è proprio sulla piega di metà delle cartine degli USA. Lo svolgersi del racconto è un amalgama perfettamente riuscito di notazioni paesaggistiche, di riflessioni personali, di descrizioni del paesaggio, di dichiarazione di amore per la sua America, di valutazioni critiche e dolorose sulla cura dei luoghi, di ironiche ma tenere note di costume. Due parti mi hanno particolarmente colpito. La parte sulla visita al parco delle Sequoie e la visita New Orleans proprio nel periodo nel quale i bambini neri dovevano essere scortati dagli agenti Federali per poter accedere, tra gli insulti razzisti dei bianchi, alle scuole non segregate. Tutta la parte sulla questione razziale è scritta con partecipazione senza essere edulcorata. Steinbeck si presenta come è, un uomo con le contraddizioni normali negli anni '60.
Mi hanno colpito alcune affermazioni sull'ambiente che lo collegano al dibattito di questi tempi. Per esempio : " La montagna di cose che buttiamo via è molto più grossa delle cose che usiamo (continua citando, l'Italia come patria invece del riuso... e si sorride amaramente nel pensare come ci siamo omogeneizzati alla cultura americana)... Non dico questo per criticare un sistema o l'altro, ma mi chiedo se verrà mai un tempo in cui noi non potremo più permetterci questa disposizione allo spreco... spreco chimico nei fiumi, spreco metallico dappertutto, spreco atomico sepolto in fondo alla terra o affondato nel mare..."
Ci sono nel libro molte altre osservazioni, espresse sempre con una pacatezza umile e saggia che lo rendono contemporaneo, o diversamente, evidenziano come non stiamo affrontando ora problemi nuovi, quanto problemi costanti che costantemente non siamo capaci di risolvere, essendo noi " una specie scaltra quanto basta per spaccare l'atomo, ma non scaltra quanto basta per vivere in pace con se stessa".
Ci sono molti motivi per leggere questo libro, il piacere di leggere un bel libro è il primo e motivo sufficiente se si vuole. Ma se qualcuno vuole imparare a scrivere un libro di viaggio penso che questo potrebbe essere un ottimo esempio da imparare.

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