sabato 4 aprile 2020

UTOPIA _ TOMMASO MORO

UTOPIA _ TOMMASO MORO
Uno dei libri conosciuti per fama ma mai letto. Messo in un angolo della memoria. Questo tempo di attesa ha consentito di recuperarlo. L'ho riscoperto perché per diletto sto leggendo un manuale di Filosofia delle scuole superiori dei miei figli. Grazie a MLOL l'ho potuto scaricare e l'ho letto con gusto. Sì perché è un libro, un pamphlet, agile, breve e gustoso. Ora, non si pretenda una analisi che non è nelle mie corde. Io l'ho letto da profano. Non ho potuto esimermi da notare, con sommo divertimento, l'afflato comunista (decisamente contrario alla proprietà privata), assolutamente rigoroso e convinto, dell'utopia Moriana. Per descrizione di usi e di costumi ho immaginato un mix tra Sparta, Cina maoista e Nord Corea. Con uno spruzzo di Stato Etico un po' alla 1984. Ci sono, nei dialoghi preparatori tra Moro e Raffaele Itlodeo (il marinaio portoghese che ha visitato Utopia), veraci analisi della situazione sociale e politica, degli usi e costumi, della stratificazione sociale dello stato e proposte (utopicamente) condivisibili di riforma dell'economia, della società, dell'organizzazione dello Stato. Nella seconda parte inizia una lunga, dettagliata e raramente noiosa descrizione della società, degli usi e costumi, della politica, della religione e dell'economia di Utopia con frequenti chiari riferimenti, per contrapposizione, sarcastici, ironici e pungenti alla realtà dei Luoghi Veri dove viveva Moro.
Questo è un esempio sulle leggi (non troviamo una strana curiosa assonanza con un testo scritto all'inizio del '500?)
"Hanno poche leggi perché uno Stato così istituito ne richiede pochissime, anzi, una cosa che rimproverano alle altre nazioni è proprio d'avere innumerevoli volumi pieni di leggi che si dimostrano comunque insufficienti. Infatti giudicano ingiusto che le leggi siano così numerose da non poter essere lette da tutti, o così oscure da non venir comprese da ciascuno."
Tra le numerose annotazioni, utopie o critiche, due ne voglio ancora citare, una perché risponde a una mia sensibilità:
"Infatti considerano la caccia come il compito più umile e vile fra quelli affidati al macellaio. Le sue attività, come l'uccidere animali per necessità, sono considerate molto più oneste e utili; invece il cacciatore si compiace di massacrare bestie inermi e innocenti". Io sono carnivoro e quindi credo che gli allevamenti per la nutrizione umana siano necessari, ma assolutamente contrario alla caccia come sport o passatempo. Quindi non può che farmi piacere questa presa di posizione.
La seconda una sollecitazione a una discussione oggi attuale: Moro si esprime chiaramente a favore della Eutanasia.
La sensazione che ho avuto alla fine della lettura è che l'Utopia di fondo, quella vera, quella "che non esiste" è la Libertà. Utopia (intesa come società, come Repubblica) non è una Repubblica libera. L'eguaglianza e il benessere diffuso si ottiene, secondo Moro, sacrificando la libertà. Ma non c'è libertà (vera, sostanziale, realizzata) nella società gerarchica, sperequata, religiosamente conformista, ingiusta nella quale Moro (e noi oggi, anche se magari dal lato soleggiato della via) viveva.


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