venerdì 1 settembre 2017

STUPRO E STIGMA. LA DOPPIA PUNIZIONE

Ho ascoltato questa mattina la replica del bel programma di #GiampaoloMusumeci #Nessunluogoèlontano
La tematica affrontata nel programma è stata l'utilizzo dello #stupro (massimamente verso le donne anche in tenera età) come arma di distruzione (fisica e psicologica) del nemico.
Particolarmente utilizzato, secondo la trasmissione- fino a che ho potuto sentirla - in Africa (noi Europei ricordiamo recentemente la Guerra Civile Jugoslava).
Ovviamente la trasmissione era cruda e precisa.
Questo è il link perchè merita di essere ascoltata, troppe parole servirebbero per riassumerla probabilmente anche male.
http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/luogo-lontano/trasmissione-agosto-2017-170200-gSLAhUV2PC

Invito solo a cercare in internet chi sia il dottor Denis Mukwege e quale sia la sua opera.

Una cosa mi ha colpito tra le molte atroci sentite, lo copio dalle righe di presentazione che si trovano sulla pagina della trasmissione:Chi lo subisce spesso rimane marchiato a vita, allontanato dalla propria famiglia. La vittima è sempre reputato colpevole di ciò che ha subito e rimane solo.
Subito mi è venuto in mente un capoverso del libro di Juval Noah Harari che sto leggendo (DA ANIMALI A DEI- BREVE STORIA DELL'UMANITA')
Lo trascrivo:

"Dato che l'ordine sociale dei Sapiens è frutto di immaginazione, gli umani non possono preservare le informazioni cruciali per mandare avanti quell'ordine facendo semplicemente repliche del DNA e passandole di generazione in generazione. Per sostenere le leggi, i costumi, le procedure e i modelli di comportamento occorre che si faccia uno sforzo consapevole, altrimenti l'ordine sociale crollerebbe alla svelta".

O cambierebbe.

Ecco, penso. Per mantenere questi costumi, per cui la vittima di stupro è "stigmatizzata", occorre uno sforzo consapevole. Occorre volerlo. Non è nel DNA di un popolo, di una cultura, di una nazione. E quindi non è ammissibile "accettare" come "insito" nella cultura popolare (forse più in Africa ma non sconosciuta a tutte le latitudini) questo comportamento e non porsi l'obiettivo di uno sforzo culturale per cambiarlo. Forse già lo si tenta, ma la condanna di questi comportamenti - oltre ovviamente a una feroce guerra contro coloro che usano lo stupro come arma contro i più fragili e i più deboli - a mio avviso dovrebbe essere netta.

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