mercoledì 12 luglio 2017

DISOBBEDIENZA CIVILE

HANNAH ARENDT. DISOBBEDIENZA CIVILE

Le leggi della coscienza civile dipendono perciò dall'interesse verso noi stessi. Ci dicono di evitare di compiere atti con cui faticheremmo a convivere. E' lo stesso ragionamento che spinge Camus a "sottolineare come sia necessario resistere all'ingiustizia per il benessere e la salute mentale dell'individuo". Dal punto di vista politico e giuridico tale forma di giustificazione presenta due problemi.
Il primo è che non può essere generalizzata, poiché per continuare a essere valida deve rimanere soggettiva: non è detto che la colpa con cui non potrei convivere io disturbi anche la coscienza di qualcun altro. Ne risulta una sorta di conflitto tra coscienze. " Se la decisione di infrangere la legge dipendesse davvero dalla coscienza individuale allora sarebbe difficile dal punto di vista legale considerare il dottor King (immagino si riferisca a Martin Luther King) migliore del governatore Ross Barnett del Mississippi, che credeva altrettanto fermamente nella sua causa, tanto da essere disposto ad andare in prigione per essa".

Non mi sembra una osservazione banale e, se letta con sincera introspezione, penso che crei qualche problematica riflessione in ciascuno di noi.

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